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Ucciso per aver chiesto il pizzo: il clan Marfella rischia 5 ergastoli

Ucciso per aver chiesto il pizzo: il clan Marfella rischia 5 ergastoli

NAPOLI. Nessuno sconto per i killer di Franco Balestrieri. La Procura di Napoli tenta il nuovo affondo al clan Pesce-Marfella di Pianura e invoca il massimo della pena, vale a dire la condanna al carcere a vita, per i cinque ras imputati con l’accusa di aver organizzato ed eseguito l’epurazione interna dell’aprile 2014. Si avvia dunque alle battute conclusive il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato innanzi al gip Comella. Il sostituto della Dda Francesco De Falco, al termine della requisitoria tenuta ieri mattina, ha invocato la pena dell’ergastolo per cinque dei sette imputati: Salvatore Marfella, Giuseppe Foglia, Emanuele Bracale, Antonio Campagna e Lorenzo Carillo. Per Pasquale Pesce “’e Bianchina” e Raffaele Dello Iacolo sono stati invece chiesti 12 anni di reclusione a testa in ragione del loro status di collaboratori di giustizia: è infatti proprio grazie alle loro rivelazioni che nel giugno scorso l’inchiesta è arrivata all’agognato punto di svolta. «Si era messo in testa di muoversi per conto proprio. Era stato scarcerato da 15 giorni dopo 15 anni, ma da noi non si era fatto proprio vedere. Sapemmo però che aveva chiesto soldi a due commercianti. Così io e Salvatore Marfella decidemmo di ucciderlo». Erano state queste in particolare le dichiarazioni di Pasquale Pesce “’e Bianchina”, pentito da luglio 2017, a permettere di risalire ai presunti responsabili dell’omicidio di Francesco Balestrieri, detto “Franco”, ex affiliato ai Lago ed ex collaboratore di giustizia rientrato in seguito nei ranghi della camorra con la casacca dei Pesce-Marfella. Così, l’11 giugno scorso i poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli, che attraverso diversi riscontri e indizi hanno condotto le indagini sotto il coordinamento della Procura, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di cinque indagati eccellenti: Salvatore Marfella, Giuseppe Foglia, Emanuele Bracale, Antonio Campagna e Lorenzo Carillo. Indagati, ma senza misure restrittive a carico, Pasquale Pesce e Raffaele Dello Iacolo. Le indagini hanno consentito di accertare che Pasquale Pesce e Salvatore Marfella, allora reggenti del clan, decretarono l’assassinio del pregiudicato per insubordinazione. Dello Iacolo si occupò, su disposizione di Marfella, di consegnare a Foglia e Bracale le armi; Foglia, Bracale e Campagna detto Sasà furono i componenti del gruppo di fuoco con precisa ripartizione dei compiti: Campagna guidò l’auto su cui i tre viaggiavano che speronò il ciclomotore condotto dalla vittima; Foglia e Bracale scesero dalla macchina ed esplosero contro Balestrieri numerosi colpi di pistola calibro 9 provocandone la morte; Carillo si occupò su ordine di Pasquale Pesce del recupero dei killer, conducendoli lontano da Pianura, in tal modo allontanandoli dal luogo dell’omicidio appena commesso.

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