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Inferno a Piazza Mercato. Lite con il ras dietro il maxi-rogo

Inferno a Piazza Mercato. Lite con il ras dietro il maxi-rogo

Distrutti i terranei del complesso di Sant’Eligio usati da un parcheggiatore abusivo

NAPOLI. Una lite tra uno storico parcheggiatore di piazza Mercato e un esponente della malavita del quartiere. Ecco il retroscena, presunto, della vendetta messa in atto l’altra notte con l’incendio di quattro locali vuoti utilizzati abitualmente come deposito dal “guardamacchine”. Un dispetto di stampo camorristico secondo gli investigatori della polizia che conducono le indagini, i quali tendono invece a escludere l’ipotesi di un messaggio diretto all’associazione “Gioca” che si trova affianco al maxi-terraneo preso di mira. Nessun giallo quindi, almeno per il momento, ma resta l’impressione per ciò che è successo: 2.000 metri quadrati circa di spazio in fiamme, quattro ore di lavoro per i vigili del fuoco, l’appartamento al primo piano del palazzo evacuato. Una notte da incubo, che l’intero quartiere difficilmente riuscirà a dimenticare. L’edificio in cui si è sviluppato l’incendio è il monumentale Palazzo Sant’Eligio, in passato sede dell’educandato femminile e che oggi ospita un convento di suore, una sartoria e una mini succursale dell’istituto scolastico “Campo del moricino”. Ci sono anche appartamenti in uso a privati, tra cui quello al primo piano proprio sopra ai locali vuoti presi di mira da chi ha appiccato le fiamme e che è stato evacuato per precauzione. Erano le 2 quand’è scattato l’allarme e sul posto sono accorsi, oltre ai pompieri che sono stati i primi ad arrivare, i poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale della questura e del commissariato Vicaria-Mercato. Il maxi terraneo, composto da 4 stanzoni tra i civici 94 e 98, è stato sequestrato e dissequestrato già in tarda mattina, non essendo i sigilli necessari per il buon esito degli accertamenti di natura tecnica. L’ipotesi più battuta è che un uomo abbia gettato benzina per poi dare fuoco con un accendino. Non ci sono telecamere dirette, ma gli investigatori hanno acquisito immagini da impianti privati della zona e ne stanno cercando altri. Nei locali distrutti non c’erano, almeno per ciò che si sa, oggetti particolari né veniva usato dal parcheggiatore per affari illeciti. Piuttosto erano custoditi mobili vecchie, masserizie, scartoffie, bandiere del Napoli, chiavi: nulla quindi che possa collegare l’uomo alla criminalità organizzata. Allora, perché l’incendio? Secondo voci provenienti dal territorio, raccolte dagli investigatori che meglio lo conoscono già nell’immediatezza dei fatti, potrebbe essersi trattato di una vendetta successiva a un litigio recente tra il “guardamacchine” (cui in passato è stato anche notificato un Daspo per la sua attività fuorilegge) e un personaggio noto in zona e collegato a un clan più volte salito alla ribalta della cronaca. Ma che sia stato quest’ultimo l’autore del rogo è tutto da dimostrare e al momento non ci sarebbero elementi concreti a carico di nessuno. Dunque l’indagine è del tipo tradizionale e presumibilmente andrà avanti attraverso fonti confidenziali, cui si aggiungeranno eventuali riscontri acquisiti attraverso le immagini delle telecamere dei negozi circostanti.

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