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Peggiora la salute di Adolfo Greco. Giudice inflessibile: «Compatibile con il carcere»

Peggiora la salute di Adolfo Greco. Giudice inflessibile: «Compatibile con il carcere»

CASTELLAMMARE DI STABIA.Processo “Olimpo”. Il Riesame conferma il regime di detenzione all’imprenditore del latte

CASTELLAMMARE DI STABIA. Il Riesame riscontra un peggioramento delle condizioni di salute di Adolfo Greco, ma reputa il detenuto compatibile con il carcere, seppure in una struttura meglio attrezzata di Secondigliano. L’ultimo capitolo della storia dell’imprenditore del latte di Castellammare di Stabia è emerso durante l’ultima udienza del processo “Olimpo” contro sei imputati: alla sbarra ci sono l’imprenditore stabiese Adolfo Greco, Michele e Raffaele Carolei, Umberto Cuomo, Luigi Di Martino e Attilio Di Somma. Ieri mattina, nuova lunga udienza al tribunale di Torre Annunziata, per il processo scaturito dal maxi blitz anticamorra che il 5 dicembre scorso portò ad una quindicina di arresti tra capi di quattro clan dell’area stabiese e proprio l’imprenditore Greco. Ieri è toccato ad un ispettore del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia, Carmine Mascolo, rispondere alle domande del pm Giuseppe Cimmarotta e ricostruire l’intera inchiesta. «La sua posizione non è quella di un imprenditore normale - ha spiegato l’investigatore - ma di un uomo che contratta l’estorsione che gli viene imposta dai clan di camorra e che fa lui il prezzo. Inoltre, sono i boss ad andare a fargli visita e non viceversa». Dettagli che spiegano, secondo l’accusa, la caratura quasi da “pari” di Greco quando si confronta con elementi di spicco della camorra di Castellammare e dintorni. Acquisiti i verbali di quattro collaboratori di giustizia che parlano di lui, l’altra testimonianza è stata della figlia di un imprenditore di Agerola che, secondo l’accusa, era stato “consegnato” da Greco nelle mani del clan Afeltra per fargli imporre il pizzo, anche se con lo “sconto” grazie alla sua mediazione con il boss Raffaele “’o burraccione” e suo fratello Francesco Afeltra alias “Franchino”. Questo, tra l’altro, è uno dei reati contestati all’imprenditore del latte, accusato di concorso nell’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alla prossima udienza tornerà in aula l’ispettore della squadra mobile di Napoli per rispondere anche alle domande sulle intercettazioni, che entrano finalmente nel processo. Intanto, gli altri 9 imputati del processo Olimpo hanno scelto il rito abbreviato dopo la richiesta di giudizio immediato formulata dal pm Giuseppe Cimmarotta. A novembre alla sbarra ci saranno Teresa Martone, la 72enne vedova del capoclan Michele D’Alessandro, fino a qualche mese fa ritenuta dall’Antimafia al comando della cosca di Scanzano che gestisce droga e tutti gli affari illegali tra Castellammare e i Monti Lattari. Insieme alla Martone, hanno scelto l’abbreviato anche l’imprenditore Liberato Paturzo, un precedente per gli stessi reati negli anni ’90, ritenuto l’uomo della cosca per gli appalti pubblici e privati. Nella lista anche Giovanni Gentile e Vincenzo Di Vuolo. Per il clan Cesarano sono imputati Giovanni Cesarano, Aniello Falanga e Nicola Esposito alais ’o mostro, uno degli uomini che aiutò il capoclan Ferdinando Cesarano nella clamorosa evasione dall’aula bunker di Salerno a fine anni ’90, guadagnandosi i gradi di ras. E ancora ci sono Raffaele ’o burraccione e suo fratello Francesco Afeltra per la cosca dei Monti Lattari che avrebbe estorto soldi agli imprenditori del settore dei caseifici.

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