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Camorra, terremoto Vincenzo Amirante: «Mio figlio ferito dai Mazzarella»

Camorra, terremoto Vincenzo Amirante: «Mio figlio ferito dai Mazzarella»

NAPOLI. «Salvatore era dedito ai furti e agli scippi. Perciò i Mazzarella cercarono di ucciderlo». Vincenzo Amirante, ras pentito di Forcella imparentato con gli Stolder, in uno dei numerosi interrogatori cui è stato sottoposto ha puntato il dito contro i presunti mandanti ed esecutori materiali del ferimento del figlio, indicando il movente e anche il modo in cui fu risolta la “questione”. «Intervenne Carmine Montescuro “’o menuzz”», il boss di Sant’Erasmo arrestato la settimana scorsa, re delle mediazioni. Con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria, ecco alcuni passaggi del verbale inedito, che risale al 25 settembre 2017. «Conosco Carmine Montescuro - ha dichiarato Vincenzo Amirante - Nel dettaglio preciso che l’ho conosciuto in occasione del ferimento di mio figlio Salvatore ad opera di soggetti mandati da Luciano Mazzarella e cioè Salvatore Del Prete e un altro ragazzo che è il fratello di tale “Biagino”. Vi dico che mio figlio Salvatore fu ferito in via Pietro Colletta e fu trasportato all’ospedale Ascalesi. L’indomani io tornai dalla Germania e avendo saputo che i responsabili dell’agguato erano i Mazzarella di Luciano Mazzarella, cercai un incontro per chiarire la questione». «Luciano Mazzarella - ha continuato Amirante - ci mandò a dire che l’incontro doveva avvenire a casa di Carmine Montescuro detto “’o munuzz”, e così fu. Io mi recai all’abitazione di quest’ultimo con mio cognato Raffaele Stolder, Gennaro Ferraiuolo, Maurizio Ferraiuolo e Vincenzo Garofalo detto “Orango tango”. Mentre dal lato dei Mazzarella intervennero Luciano Mazzarella e 2-3 persone di cui non ricordo il nome. In quella occasione chiarimmo l’accaduto». Nell’interrogatorio il pm della Dda andò a fondo nella vicenda e chiese a Amirante perché i Mazzarella avevano messo il figlio nel mirino. «Salvatore, che allora era giovanissimo, subì un agguato perché consumava furti e scippi nella zona che a quel tempo era di dominio dei Mazzarella, Forcella e Maddalena. Più precisamente, qualche giorno prima di subire l’agguato mio figlio aveva compiuto uno scippo ai danni di una cinese di cui avevano scritto tutti i giornali. Per questa ragione i Mazzarella erano infastiditi del comportamento che mio figlio teneva nella loro zona e dunque volevano dargli una lezione». Infine, Vincenzo Amirante si soffermò sulla figura di “paciere” di Montescuro. «È un vecchio esponente di spicco della camorra e la sua zona è quella di piazza Sant’Erasmo. Per la sua statura e caratura criminale Montescuro viene individuato come “il paciere”. Nel senso che quando esponenti di clan camorristici si incontrano davanti a lui e prendono un accordo, tale accordo non può essere derogato». Un’ulteriore conferma del ruolo di mediatore infallibile dell’85enne.

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