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30 Ottobre 2019 - 12:54
NAPOLI. Ha raccontato di "una scena raccapricciante", con la bimba che "era totalmente sfigurata dalle botte, aveva lividi dappertutto e faceva fatica anche a vedere, aveva gli occhi gonfi e per guardare doveva aprirsi le palpebre con le manine". Così un agente della Polizia di Stato - testimone oggi, nel tribunale di Napoli, nel processo a carico di Tony Essobti Badre e Valentina Casa, rispettivamente patrigno e madre di Giuseppe, il bimbo ucciso il 27 gennaio scorso a Cardito - ha descritto quello che si è trovato trovato davanti all'ospedale Santobono di Napoli dov'era stata portata la sorellina di Giuseppe. Badre è accusato dell' omicidio di Giuseppe, il tentato omicidio della sorellina e i maltrattamenti. Di comportamento omissivo è invece accusata Valentina Casa. E nel corso dell'udienza, la terza dall'inizio del processo, sono state riferite anche le parole della piccola a uno dei poliziotti. "Dovete portate in prigione mio padre, la sera beve la birra e ci picchia, e mamma deve chiamare i carabinieri". Oggi è stata ascoltata anche una vicina di casa che descrive la piccola così: "Mi sembrava un mostro, era irriconoscibile" e poi "non pensavo che una persona potesse arrivare a tanto". La donna fa riferimento al giorno in cui Giuseppe venne ucciso, precisamente al momento in cui intervennero i sanitari del 118. "Quando ho visto la bambina - ha detto ancora la donna - ho pensato a mio figlio che ha otto anni... aveva i capelli strappati, dietro la nuca, l'ho vista per pochi istanti ma fa male ricordare". Il giorno dell'omicidio, ha riferito la donna, "non mi è stato chiesto aiuto" e neppure "ho sentito urlare".
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