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Terremoto a Sant'Erasmo. Scarcerato il boss Montescuro

Terremoto a Sant'Erasmo. Scarcerato il boss Montescuro

Problemi di salute, “’o munuzz” va ai domiciliari

NAPOLI. È tornato ieri pomeriggio a casa, a Sant’Erasmo, il ras Carmine Montescuro detto “’o menuzz”. Il gip gli ha concesso gli arresti domiciliari sulla base dell’istanza avanzata dall’avvocato Eduardo Cardillo, che ha battuto soprattutto sulle condizioni di salute dell’84enne, ritenute incompatibili con il regime di carcerazione. Ma anche sull’età avanzata dell’indagato, considerato invece pericoloso e quindi da tenere dietro le sbarre secondo la procura antimafia. Carmine Montescuro e altri 22 uomini sono stati arrestati lo scorso 24 ottobre per estorsione e tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso, al termine di un’inchiesta durata due anni che ha accertato come i clan del centro di Napoli e di San Giovanni a Teduccio si spartivano i soldi delle tangenti ai cantieri di via Marina e della zona orientale della città. Una microspia piazzata nell’autovettura del braccio destro di Carmine Montescuro, Nino Argano, ha permesso di fare luce su un giro di racket da brividi. Sono stati ricostruiti ben 12 episodi estorsivi consumati e 3 tentate estorsioni, nei confronti delle società appaltatrici oltre che di una cooperativa di ex detenuti e di un notaio. Così l'inchiesta che ha riguardato anche lavori nel porto, ha portato all’emissione di 23 misure cautelari, i cui destinatari sono in gran parte personaggi di spicco della criminalità partenopea. Tra essi Salvatore D'Amico “o pirata”, capo del gruppo di San Giovanni a Teduccio; Ciro Rinaldi “My way”e Gennaro Aprea, al vertice degli omonimi gruppi camorristici radicati nella zona orientale; Mario Reale dell’omonima famiglia di rione Pazzigno; Cozzolino dei Mazzarella, Stanislao e Antonio Marigliano dei Formicola del cosiddetto Bronx; Gennaro Caldarelli e Giuseppe Cafiero delle Case Nuove così come Giuseppe Vatiero. All’inchiesta hanno contribuito diversi collaboratori di giustizia, ma le dichiarazioni di 2 in particolare si sono rivelate importanti: Salvatore Maggio e Ciro Niglio. Così, tra verbali dei pentiti e intercettazioni ambientali, si è scoperto che il clan Montescuro ha la disponibilità di una cassa comune e di armi, ha rapporti con le altre organizzazioni criminali, provvede alla difesa tecnica degli affiliati ed al mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie, oltre che al pagamento di uno stipendio agli associati e ha la capacità di infiltrarsi nel tessuto produttivo con una notevole attività di riciclaggio. I proventi delle estorsioni ai cantieri commesse dal clan Montescuro sono stati suddivisi tra le varie organizzazioni criminali, destinatarie di una quota determinata in base all’influenza sul territorio. E quando ci sono stati contrasti per l’assegnazione delle somme, intorno ai 100mila euro per volta, “Zì Menuzzo” è riuscito a mediare alla perfezione e a fare in modo che fossero superati.

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