Tutte le novità
04 Novembre 2019 - 07:29
Nella zone orientale di Napoli ribattezzata “piccola Svizzera”
NAPOLI. Un clan radicato a Sant’Erasmo, in una zona orientale di Napoli ribattezzata “piccola Svizzera” proprio per la figura di paciere del capoclan, ma con rapporti estesi all’intera malavita della città. Ma soprattutto un clan a gestione familiare, con l’84enne Carmine “’o munuzz” (nella foto) ras indiscusso coadiuvato dal figlio 53enne Antonio e dal nipote Carmine detto “Zazà” alle soglie dei 60 anni. Persone esperte ma con attività economiche avviate e mai salite alla ribalta della cronaca negli ultimi. Con la triade familiare, secondo la Dda, operavano a stretto contatto altri congiunti del numero uno del gruppo e alcuni fidatissimi affiliati tra cui Nino Argano.
Il giorno dopo la scarcerazione di Carmine Montescuro, cui sono stati concessi gli arresti domiciliari per incompatibilità delle sue condizioni di salute con il regime carcerario, c’è ancora più attesa per i giorni in cui il tribunale del Riesame deciderà sulla conferma o meno dei 23 provvedimenti restrittivi emessi: in sostanza sulla tenuta dell’impianto accusatorio di una delle inchieste antiracket più importanti degli ultimi anni. Un conto della rovescia che non sarà lungo.
Ecco come il giudice per le indagini preliminari ha descritto l’operatività a livello di vertice del gruppo di Sant’Erasmo. «Del clan Montescuro, sempre riprendendo l’impostazione accusatoria, sarebbero intranei, in posizione sottordinata al padre Carmine ma comunque con un ruolo di capi ed organizzatori anche i figli Antonio Montescuro classe 1966 (coinvolto in attività estorsive e di usura e in grado di contribuire a mantenere rapporti con altri sodalizi) e Massimiliano Montescuro (essenzialmente addetto alla gestione del patrimonio familiare, frutto di attività illegali) nonché il fidato nipote Carmine Montescuro classe 1960 detto “Zazà”, gestore di un garage nella roccaforte di famiglia di Sant’Erasmo e utilizzato come base logistica anche per incontri con esponenti di altri gruppi criminali o con le vittime delle estorsioni».
Un ruolo di primo piano nel clan, secondo gli inquirenti, lo aveva pure l’imprenditore Salvatore Aragione detto “’o mericano”, genero di Carmine Montescuro “’o munuzz” per aver sposato una figlia di quest’ultimo. Secondo l’accusa l’uomo opererebbe come riciclatore dei proventi illeciti del suocero, come supporto anche di Nino Argano e come informatore privilegiato sulle attività e iniziative imprenditoriali nel porto di Napoli in quanto egli stesso lavora nell’area portuale.
Va però sottolineato che il gip, in relazione alla posizione di Salvatore Aragione “’o mericano”, di Massimiliano Montescuro e del 27enne Carmine Montescuro detto “Campione” ha escluso la gravità indiziaria necessaria e indispensabile per far scattare la misura cautelare e così i tre sono indagati a piede libero.
In carcere circa dieci giorni fa, sono finiti in 22, cui va aggiunto un 23esimo destinatario del provvedimento restrittivo ancora irreperibile.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo