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Scacco al clan Sibillo, 19 arresti: il boss comandava dal carcere

Scacco al clan Sibillo, 19 arresti: il boss comandava dal carcere

La base di spaccio era lo stabile di vico Maiorani in cui vivono i Napoletano ai Decumani

NAPOLI. I “bambini” della paranza erano diventati adulti. Niente più scorribande armate per fare la guerra ai rivali del clan Mazzarella. No, adesso bisognava fare sul serio e macinare affari. Che in terra di “Gomorra” vuol dire una cosa soltanto: trafficare droga e imporre estorsioni a tappeto. Ma i nuovi e vecchi ras del clan Sibillo di piazza San Gaetano non avevano fatto i conti con la pressione investigativa che gli uomini dello Stato, grazie a una paziente indagine condotta dal 2017 ad oggi, stavano mettendo in atto nei loro confronti. Quella che ne è scaturita è stata una nuova ondata di arresti: 19 in carcere, tre ai domiciliari e altrettanti divieti di dimore. Ventisei i nomi, anche eccellenti, complessivamente iscritti nel registro degli indagati. All’alba di ieri, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Dda di Napoli, i carabinieri del nucleo Operativo della Compagnia Napoli Centro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 22 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di essere partecipi del clan Sibillo, di aver più volte estorto denaro ai titolari di pizzerie e negozi di generi alimentari delle zone di piazza San Gaetano e di via dei Tribunali, di partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, oltre che di detenzione e porto abusivo di armi da sparo. I reati contestati sono stati commessi per agevolare le attività del clan Sibillo, articolazione satellite del sodalizio camorristico facente capo al boss Edoardo Contini e agli altri gruppi federati nell’Alleanza di Secondigliano, particolarmente attivo nelle zone dei Decumani e dei Tribunali, nonostante gli arresti nel tempo dei suoi capi storici. Le indagini hanno consentito di accertare che proprio i vertici del clan, nella persona di Pasquale Sibillo, detenuto in carcere, hanno gestito il sodalizio inviando le direttive ai sodali in libertà utilizzando, per recapitare messaggi scritti, i congiunti che si recavano ai colloqui. Era proprio “Lino”, fratello maggiore del defunto Emanuele, a dare gli ordini dal carcere ai suoi sodali per mettere in atto il giro di estorsioni a pizzerie e negozi di alimentari. Direttive che impartiva con messaggi scritti tramite i parenti che si recavano ai colloqui in carcere. L’organizzazione dedita al traffico di droga ha operato giornalmente per buona parte del primo semestre del 2017 ed era riconducibile ai membri della famiglia di Napolitano Giuseppe e ad alcuni fornitori abituali esterni all’ambito familiare. La piazza di spaccio in questione si trovava in vico Maiorani, nello stabile in cui vive la famiglia Napoletano, e sarebbe servita ad agevolare proprio le attività del clan Sibillo, i cui membri in libertà, più volte, hanno tenuto i loro summit nell’abitazione già usata come “base”. Una raffica di intercettazioni telefoniche e ambientali ha però consentito di azzerare la cosca.

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