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Omicidio Masiello ai Quartieri, Cassazione choc: processo da rifare per il babykiller

Omicidio Masiello ai Quartieri, Cassazione choc: processo da rifare per il babykiller

NAPOLI. Giallo senza fine sull’omicidio di Vicenzo Masiello, il giovane ras dei Quartieri Spagnoli assassinato il 21 settembre del 2012 davanti la propria abitazione. Da una parte c’è il gruppo di fuoco capeggiato dal boss reo confesso Gennaro Ricci, i cui componenti, Ricci compreso, sono stati tutti condannati in via definitiva a pene comprese tra i 15 e i 27 anni di reclusione. Poi c’è lui, la mina vagante e ancora oggi indecifrabile: il presunto babykiller Matteo Cammarota. Appena 15enne all’epoca dei fatti, è stato assolto in primo grado, poi condannato a dieci anni in appello. Vicenda chiusa, dunque? Neanche per scherzo. Sfoderando l’ennesimo colpo di scena la Corte di Cassazione ha infatti annullato il precedente verdetto e disposto la celebrazione di un nuovo processo di secondo grado. Insomma, tutto da rifare. L’esito processuale maturato innanzi ai giudici della Suprema Corte ha così premiato il lavoro di controindagine svolto dall’avvocato Giuseppe De Gregorio, difensore di Cammarota, il quale ha contestato e sulla distanza sgretolato la linea accusatoria. In sintesi, il pubblico ministero riteneva la presenza dell’ex minorenne sulla scena del crimine non fosse casuale: il ragazzino, secondo il pm, era a conoscenza del fatto che il commando di Ricci stesse per agire con l’intento di uccidere Masiello e che non si trattasse, dunque, di un mero raid intimidatorio. In primo grado il giudice ha però stabilito che fosse chiaro in che termini Cammarota avesse effettivamente contribuito al delitto e se avesse svolto un ruolo attivo: da qui la sentenza assolutoria. Lo scenario è stato però ribaltato nel procedimento successivo, dove il 29 novembre scorso il babyimputato ha rimediato 10 anni di reclusione. La Corte d’appello, accogliendo le ben quattro ordinanza di rinnovazione dibattimentale presentate dal pm, ha infatti accolto l’impostazione accusatoria. Una linea che non aveva affatto convinto il difensore De Gregorio, secondo il quale un’eventuale diversa formulazione del giudizio sarebbe dovuta passare necessariamente da una nuova escussione della prova testimoniale-chiave. Circostanza che non si è però verificata. Incassato il pronunciamento sfavorevole, il nuovo colpo di scena non si è però fatto attendere. I giudici della Prima sezione della Corte di Cassazione hanno infatti accolto l’istanza della difesa e pertanto hanno annullato la sentenza di condanna che quasi un anno fa aveva colpito Matteo Cammarota, disponendo di conseguenza la celebrazione di un nuovo processo d’appello. A questo punto non è da escludere che si possano aprire dei nuovi scenari giudiziari anche per i maggiorenni già condannati in via definitiva. Sulle accuse mosse nei confronti di questi ultimi il sipario era calato all’inizio del febbraio del 2018. Oltre a Gennaro Ricci, giovane capo dell’omonimo clan dei Quartieri Spagnoli, che aveva rimediato 27 anni anni, erano stati condannati in via definitiva Emanuele Radice ed Emanuele Pipoli: 20 anni di reclusione a testa; Vincenzo Paglionico, Paolo Iuliucci e Gennaro Errico: 15 anni a testa. Le indagini rivelarono che Masiello fu assassinato per aver schiaffeggiato, al culmine di una lite scaturita da futili motivi, la madre di Ricci. Uno sgarro che il clan decise di lavare col sangue.

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