Tutte le novità
10 Novembre 2019 - 08:00
NAPOLI. Per la Procura distrettuale antimafia, dopo l’arresto dei vecchi boss, era diventata l’indiscussa figura al vertice del clan degli Scissionisti. Donna dal temperamento mite ma deciso, Rosaria Pagano sarebbe stata così in grado di tenere ben salde le redini di un’organizzazione criminale capace di trafficare droga ai massimi livelli. Non solo, all’occorrenza, avrebbe persino sedato dei focolai di faida, come quando nel 2014 tenne a bada le intemperanze dell’emergente ras Mariano Riccio. Imputata per camorra e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, “Zi’ Rosaria” nel giugno del 2018 aveva così incassato una condanna a vent’anni di reclusione. Ma adesso, a poco più di un anno di distanza, quella stangata giudiziaria ha già subito un primo importante ridimensionamento. I giudici della Quarta sezione della Corte d’appello di Napoli hanno condannato Rosaria Pagano, sorella del capoclan Cesare, a 15 anni di reclusione a fronte dei 20 rimediati nel precedente procedimento. I difensori del ras, gli avvocati Luigi Senese ed Emilio Martino, hanno infatti dimostrato che la propria assistita, nonostante lo status formale di reggente dell’organizzazione, avrebbe in realtà operato per conto del fratello e dei figli: insomma, non sarebbe stata un vero e proprio capo, bensì un tramite per tenere in piedi i business criminali del clan degli Scissionisti. La partita giudiziaria potrebbe essere però tutt’altro che conclusa. I giudici d’appello hanno infatti ritenuto di non concedere a Rosaria Pagano il riconoscimento delle attenuanti generiche, motivo per il quale il tandem difensivo Senese-Martino presenterà ricorso per Cassazione non appena arriverà il deposito delle motivazioni d’appello. Altrettanto farà con tutta probabilità anche la pubblica accusa, che dal canto suo aveva invocato la conferma della condanna di primo grado per Rosaria Pagano. “Zi’ Rosaria”, attualmente detenuta al regime del carcere duro, era stata arrestata nel gennaio del 2017. Un’operazione mastodontica, che aveva portato all’azzeramento dei nuovi vertici dei clan attivi tra Melito, Marano, Casavatore e Scampia. A entrare in azione erano stati agenti della Squadra mobile di Napoli, con il supporto dell’Interpol, i quali diedero esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ludovica Mancini. L’inchiesta condotta dai pm della Dda Maurizio De Marco e Vincenza Marra, sotto il coordinamento del compianto aggiunto Filippo Beatrice, aveva portato in carcere Mario Avolio, Vincenzo Barbella, Daniele Bolognini, Massimo Cesarini, Patrizio Corvietto, Claudio Cristiano, Giuseppe Iavarone, Giuseppe Leonardi, Luigi Leonardi, Ferdinando Lizza, Salvatore Manzo, Giovanni Onorato, Rosaria Pagano e Salvatore Tufo. Sentenze alla mano, il ruolo della sorella del capoclan rischia oggi di essere molto ridimensionato.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo