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11 Novembre 2019 - 12:45
NAPOLI. Scampato per miracolo a un gravissimo incidente automobilistico in occasione del suo arresto avvenuto nel 2015, aveva trascorso undici interminabili giorni in stato di coma. Tornato in libertà e poi di nuovo catturato nell’ambito di un’inchiesta su un giro di estorsioni al mercato della Maddalena, durante l’ultima detenzione ha avuto una sincope innescata da una caduta a seguito della quale ha battuto la testa ed è andato di nuovo in coma: un duplice trauma che adesso potrebbe pagare a carissimo prezzo. «Un’altra crisi convulsiva rischia di mettere in serio rischio la sua vita». Così il medico psichiatra, consulente tecnico di parte, descrive nella perizia le condizioni di salute di Francesco Rinaldi, figlio del ras scissionista Francesco “’o pascià”, ritenuto, ad appena 29 anni, una delle figure di vertice del clan Mazzarella. Rinaldi jr si trova attualmente ristretto al regime del carcere duro nel penitenziario di Secondigliano. Da mesi i suoi difensori, i penalisti Michele De Luca e Immacolata Spina, si stanno battendo affinché al loro assistito venga concesso un regime detentivo alternativo: tradotto, la sostituzione della misura in carcere con l’utilizzo del braccialetto elettronico ai domiciliari. Le loro istanze presentate al Tribunale di Sorveglianza sono però fin qui rimaste lettera morta. Eppure le considerazioni medico-legali messe nero su bianco dal dottor Gennaro Leone sembrano lasciare pochi margini di manovra alla fantasia. A partire dalla diagnosi: «Disturbo di personalità secondario a trauma cranici commotivi ed epilessia post-traumatica». Dalla lettura del documento si apprende infatti che Rinaldi «fu vittima di un incidente stradale nel giugno del 2015 con grave trauma cranico per cui fu sottoposto, all’ospedale Loreto Nuovo, a un intervento neurochirurgico di asportazione di ematoma epidurale. Il ricovero ebbe durata di undici giorni, quasi tutti trascorsi in stato di coma». In seguito scarcerato, Francesco Rinaldi finisce nuovamente in manette il 21 ottobre del 2016. Trasferito nel carcere di Secondigliano, viene «sottoposto a controlli neurologici e psichiatrici da cui emerge una sintomatologia ansioso-depressiva con note disforiche». La situazione precipita però il 6 agosto dello scorso anno, quando il rampollo del clan Mazzarella, viene «ricoverato d’urgenza al Cardarelli per una sincope con conseguente grave trauma cranico, ematoma extradurale parieto-occipitale e contusione emorragica temporo-polare. Il successivo ricovero ha avuto durata di dodici giorni ed è stato interrotto dallo stesso Rinaldi contro il parere dei sanitari». Al rientro in carcere il quadro clinico non è però migliorato, anzi. Tanto che a partire dal 2 ottobre il detenuto viene sottoposto una terapia a base di antiepilettici, nonostante la quale ancora oggi persistono «note disforiche e comportamentali di origine post-traumatica» e «disforia con note di ansia». Sul punto, il parere del consulente tecnico di parte è impietoso: «La gravità delle manifestazioni di questo disturbo è direttamente proporzionale, oltre alla presenza di lesioni cerebrali, alla durata del coma. Alle alterazioni psichiche vanno aggiunte quelle elettriche cerebrali che, se dovessero produrre delle nuove crisi convulsive con caduta al suolo metterebbero in serio rischio la vita stessa di Rinaldi». Fuori dal gergo medico, un nuovo trauma cerebrale potrebbe comportare la morte del 29enne ras. Uno scenario che i parenti e i difensori del “rampollo” chiedono adesso di scongiurare.
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