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Il pentito inguaia l’ex sindaco: «A tavola con il boss Sautto»

Il pentito inguaia l’ex sindaco: «A tavola con il boss Sautto»

Gennaro Masi tira in ballo Simone Monopoli: «C’ero anch’io»

NAPOLi. Incontri “pericolosi” all’ombra del Parco Verde di Caivano, il super pentito vuota il sacco e, dopo aver già inchiodato i diciassette nuovi ras finiti in manette due giorni fa, potrebbe presto alzare il tiro innescando un vero e proprio terremoto politico. Nel mirino dell’ex narcotrafficante del “sistema” di Napoli Nord finisce infatti il primo cittadino Simone Monopoli, in carica dal 16 giugno del 2015 al 15 settembre del 2017: «L’ho visto una volta seduto a tavola insieme a Nicola Sautto e mi riservo di riferire le cose in mia conoscenza sul suo conto». Nicola Sautto, secondo la ricostruzione della Dda di Napoli, sarebbe l’attuale capo indiscusso della camorra caivanese. Era stato lui, infatti, a raccogliere l’eredità criminale di Antonio Ciccarelli, dopo la cattura di quest’ultimo. Nelle sue mani sarebbe così finito un fiume di denaro a dir poco impressionante: 60mila euro al mese soltanto dalla gestione delle piazze di spaccio di kobret e crack attive al Parco Verde. Sottoposto a interrogatorio il 7 aprile del 2017, il neo collaboratore di giustizia ha fornito agli inquirenti della Procura antimafia una lunghissima serie di retroscena. Tra questi spicca la presunta conoscenza intercorsa tra l’ex sindaco di centrodestra e il boss Sautto: «Chiedo di vedere la foto dell’attuale sindaco di Caivano perché ricordo di averlo visto una volta seduto con Nicola Sautto a tavola e mi riservo di riferire cose in mia conoscenza sul suo conto. Preciso inoltre che eravamo seduti a tavola sulla Loggia ed era presente anche Enzo Semonella, politico». Affermazioni pesanti, quelle rilasciate da Gennaro Masi, il quale lascia intendere di essere pronto ad accendere i riflettori anche su uno spaccato inedito, fin qui non battuto dall’inchiesta culminata nel maxi-blitz di due giorni fa. A questo punto è però doveroso precisare che né l’ex sindaco di centrodestra né gli altri soggetti tirati in ballo sono ad oggi sotto indagine e pertanto sono da ritenere del tutto estranei alla vicenda fino a prova contraria. Gennaro Masi, sempre nel corso dello stesso interrogatorio, ha poi tirato in ballo un altro politico caivanese, seppur per motivi molto diversi: «Alfredo Mauro - ha riferito al pm - ha preso parte anche un pestaggio fatto a Crispano nel 2016 in un bar, vicino alla caserma dei carabinieri, dame, Luigi Garofalo, Mario Russo, Ciro Lobascio, “’o Bing”. Il motivo fu che un giorno venne Andrea “’o mussut” di Crispano, fedelissimo di Gennaro Cennamo oggi deceduto per una malattia, da Nicola Sautto e chiese il piacere di picchiare una persona. Io vidi che questa persone era perbene perciò gli diedi soltanto uno schiaffo. Chi gli fece male senza pietà fu “’o bing”, che lo picchiò con le mazze da baseball. Quando venne questa persona di nome Andrea a parlare con Nicola Sautto c’ero anche io ed eravamo sotto al palazzo della suocera di Nicola Sautto. La persona che picchiammo era il fratello di un politico locale». Gennaro Masi, almeno nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto del 7 aprile, non ha quindi riferito il nome del politico in questione. Quello che ne è emerge è però uno spaccato cittadino a dir poco inquietante, nel quale i confini tra camorra e pubblica amministrazione, stando almeno a quanto sostenuto dal pentito, sembrano essere labili a tal punto da arrivare a fondersi. Da qui il giallo della cena con il ras.

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