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14 Novembre 2019 - 07:00
Azzerato il gruppo diretto da Guido Astro: la svolta dopo il maxi-sequestro
NAPOLi. Dal 2017 ad oggi hanno trafficato lungo l’asse Napoli-Salerno una valanga di sigarette fuorilegge. Un business che gli avrebbe consentito di fare affari d’oro e di mettere in piedi una vera e propria associazione per delinquere con tanto di ramificazioni territoriali e contatti al di sopra di ogni sospetto. Nel giro di pochi mesi gli investigatori della guardia di finanza sono però riusciti a chiudere il cerchio delle indagini e così nella notte a cavallo tra martedì e mercoledì è scattato il blitz. In manette sono finite nove persone, tutte originarie della zona delle Case Nuove e del quartiere Ponticelli: Guido Astro, presunto capo promotore dell’organizzazione, Camillo Attanasio, Giuseppe Castagna, Antonio D’Alessandro, Giuseppe D’Andrea, Adriano Francione, Giovanni Merola, Vincenzo Mougno e Vincenzo Scala. Sigarette di contrabbando dall’Est Europa all’Italia che, passando da Bologna e da Ancona, finivano in un deposito di Battipaglia, nel Salernitano. Il traffico criminale è stato scoperto dalla guardia di finanza che, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, ha arrestato, all’alba di ieri, nove persone ritenute appartenenti a un’organizzazione con epicentro a Napoli e Salerno dedita al traffico illecito di “bionde”. Per tutti, il gip ha disposto il carcere come misura cautelare. A due indagati è stata sospesa l’erogazione del reddito di cittadinanza. L’inchiesta è stata avviata nel novembre del 2017, quando i finanzieri, dopo un controllo in strada di un furgone sospetto, scovarono in un capannone della zona industriale di Battipaglia circa otto tonnellate e mezzo di sigarette prive del contrassegno dei monopoli di Stato e arrestarono quattro contrabbandieri. Gli inquirenti, in due anni di indagine, hanno ricostruito la spedizione di quattro container, per un totale di oltre 33 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, che, a bordo di autoarticolati, hanno viaggiato dal centro Italia, Bologna ed Ancona, fino a Battipaglia. L’impianto accusatorio rivela che sarebbero stati ben definiti i ruoli all’interno dell’organizzazione. Infatti, alcuni avrebbero curato il viaggio, i contatti con i fornitori e gli acquirenti finali; altri avrebbero avuto il compito di individuare locali chiusi e non visibili dall’esterno, dove poter scaricare la merce. Il capannone industriale di Battipaglia sarebbe stato trasformato in una base operativa per lo stoccaggio di ingenti quantitativi di tabacchi lavorati esteri. Le sigarette sequestrate avevano tutte il marchio “Regina”, le cosiddette “Cheap White” in vendita sulle bancarelle a circa 3 euro a pacchetto, un prodotto a basso costo che, non essendo destinato al mercato nazionale, non riporta neanche le avvertenze sui pericoli per la salute dei fumatori. Dai controlli è emerso, inoltre, che due dei nove indagati, «sprovvisti di mezzi di sostentamento», avevano chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza. Beneficio, ora, sospeso.
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