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14 Novembre 2019 - 09:30
Parla la neuropsichiatra che ha ascoltato la sorellina di Giuseppe: «Si fingeva svenuta»
CARDITO. Nel giorno della nuova udienza al processo in Corte d’Assise sul violento pestaggio che provocò la morte del piccolo Giuseppe e ridusse in gravi in condizioni la sorellina Noemi, arriva la notizia che ci sarà un processo anche per due maestre e per dirigente dell'istituto scolastico frequentato da Giuseppe e Noemi. La procura della Repubblica di Napoli Nord le ha citate in giudizio ipotizzando il reato di omissione di denuncia: alle tre si contesta l’avere visto i lividi sul corpo dei bimbi e non avere mai segnalato la circostanza.
LE INDAGINI. Come emerso dalle indagini Giuseppe e Noemi erano vittime di violenze domestica da parte del patrigno Tony Badre, l’uomo che il 27 gennaio scorso si è avventato su di loro come una furia, picchiandoli a mani nude e servendosi anche di una mazza di scopa. Badre è imputato per omicidio e tentato omicidio, accuse mosse in concorso con la compagna Valentina Casa, la madre dei due piccoli, ai quali si contesta l’essere rimasta a guardare mentre i suoi figli venivano massacrati. Proprio ieri si è tenuta una nuova udienza del processo carico di Badre e della Casa. E proprio ieri in udienza è stato spiegato come Noemi avesse chiesto aiuto alle maestre. È stata la neuropsichiatra infantile Carmelinda Falco, che ha visitato bambina quando era ricoverata nell'ospedale Santobono di Napoli, a spiegare la circostanza. La dottoressa Falco, consulente in neuropsichiatria infantile della Procura, ha ricordato le frasi che la bimba le ha riferito in occasione di un incontro protetto: «Cosa dicevi a loro (le due maestre, ndr)?», e la bimba, secondo quanto riferisce il medico, ha risposto: «Dicevo chiama i carabinieri e non li hanno chiamati». La dottoressa ha poi riferito di alcuni episodi di violenza ai danni dei bambini che si verificarono prima di quel 27 gennaio. Episodi che sono stati sempre raccontati da Noemi: «Una volta papà Tony voleva farmi star zitta e mi ha tenuto con la bocca aperta sotto al rubinetto con l'acqua aperta», le confidò Noemi. La bimba le ha anche raccontato che una volta la madre reagì urlando contro Badre: «Basta! Li stai uccidendo». Drammatico poi il ricordo di Noemi del giorno in cui il 27 gennaio Giuseppe è stato ammazzato di botte. La piccola ha confidato alla dottoressa di avere finto di essere svenuta nella speranza di non essere più picchiata: «Per difendersi aveva creato una strategia - ha spiegato la dottoressa Falco - fingeva di svenire. Una strategia che aveva suggerito anche a Giuseppe e a noi, che la stavamo aiutando, in quanto ci riteneva in pericolo». E sul fratellino Giuseppe, Noemi ha ricordato di avere cercato di fargli occhi dopo il pestaggio: «Ho visto Giuseppe sul divano, non riusciva a parlare, aveva gli occhi un po' aperti e un po’ chiusi. Gli ho detto ‘respira’», sono state le parole della piccola. Si torna in aula mercoledì prossimo.
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