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15 Novembre 2019 - 07:00
Inquirenti già al lavoro per scovare i milioni nascosti dal boss Marco. Fari puntati anche sui delitti irrisolti della seconda faida di Scampia
NAPOLI. Sangue e contanti. Un fiume di contanti. Sono questi i due ambiti che gli inquirenti della Procura antimafia di Napoli si apprestano a passare al setaccio grazie al pentimento di Salvatore Tamburrino, braccio destro e alter ego del capoclan Marco Di Lauro. Chiaro l’obiettivo della Dda partenopea: fare terra bruciata intorno alla cosca di Secondigliano partendo dall’azzeramento del suo patrimonio economico e inchiodando ulteriormente alle proprie responsabilità penali il rampollo “F4”, già reduce dall’ergastolo-bis per l’omicidio dell’innocente Attilio Romanò. Di certo c’è che la decisione di Salvatore Tamburrino di iniziare a collaborare con la giustizia, come anticipato ieri dal “Roma”, è destinata a scavare un solco senza precedenti tra il passato e il futuro - in bilico - del clan Di Lauro. Il 42enne, ormai quasi ex braccio destro del boss Marco, è già stato sottoposto ai primi interrogatori. Il contenuto dei colloqui resta al momento top secret, ma l’azione degli inquirenti si starebbe sviluppando lungo due binari paralleli. Il primo porta dritto alla seconda faida di Scampia e, in particolare, agli omicidi ad oggi ancora irrisolti: delitti sui quali Marco Di Lauro, che all’epoca aveva appena assunto la reggenza del clan, potrebbe aver avuto responsabilità tutt’altro che trascurabili. La seconda pista conduce invece al cuore dell’organizzazione: vale a dire i traffici di sostanze stupefacenti e, di conseguenza, gli immensi patrimoni che il clan avrebbe accumulato grazie ad essi. Il sospetto della Dda è che a differenza di altre associazioni di stampo camorristico, come l’Alleanza di Secondigliano, il gruppo secondiglianese non abbia investito il proprio patrimonio illecito in attività imprenditoriali o commerciali. E questo significherebbe una cosa soltanto: da qualche parte, forse anche a Napoli, è nascosto un fiume di denaro contante al momento non quantificabile. Evidente, ad ogni modo, che quelle in ballo siano cifre a sei zeri. Se non di più. Sul punto, la Procura chiederà a Tamburrino una lunghissima serie di chiarimenti. L’ex braccio destro di Marco Di Lauro sarà dunque chiamato a parlare dei 73 block notes scoperti dalle forze dell’ordine l’8 luglio del 2011 nell’ambito dell’indagine che aveva portato alla cattura dei fedelissimi Angelo Zimbetti e Raffaele Monfrecola. Quella documentazione altro non era che la contabilità ricadente tra il 2002 e il 31 aprile del 2010 e, stando a quanto ipotizzato dagli inquirenti, avrebbe documentato gli ingenti profitti derivanti dallo spaccio di droga. Tra quelle carte si nascondevano tra l’altro anche le voci di spesa dedicate alla cura della latitanza di Marco Di Lauro e indicate proprio con la dicitura “F4”. Spese di gestione, ma anche legali e dovute a grossi prelievi di denaro. Di quelle movimentazioni Salvatore Tamburrino potrebbe presto svelare ogni dettaglio e retroscena.
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