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Di Lauro, il giallo della bimba: «Un medico al soldo del clan»

Di Lauro, il giallo della bimba: «Un medico al soldo del clan»

NAPOLI. Un sistema sanitario su misura del clan Di Lauro. Infermieri e medici specialisti disponibili in qualsiasi momento, praticamente h24, per andare incontro alle necessità del boss Marco e della sua famiglia. Come accadde nell’inverno del 2011, quando il rampollo “F4” e la sua compagna erano in attesa della loro prima bambina: «Si occupò di tutto “Vicienz ’o infermiere” e la ragazza riuscì a fare la visita ginecologica di cui aveva bisogno», parola dell’ex affiliato Gennaro Puzella. Una rivelazione, la sua, di cui sarà presto chiamato a rispondere anche il neo pentito Salvatore Tamburrino, ex braccio destro del 39enne ras secondiglianese da pochi giorni passato dalla parte dello Stato. Chiaro l’intento degli inquirenti della Dda: fare terra bruciata intorno alla cosca del rione dei Fiori stanando affiliati e fiancheggiatori al di sopra di ogni sospetto. Camici bianchi compresi. Sul punto, l’ex “dilauriano” di ferro Gennaro Puzella ha già fornito diverse indicazioni che nel prossimo futuro potrebbero avere conseguenze a dir poco dirompenti. Il 30 luglio del 2013 il pentito è stato sottoposto a un lungo interrogatorio, i cui contenuti sono stati resi pubblici soltanto di recente: «Nel 2011 - ha spiegato - Salvatore Tamburrino mi riferì che Marco Di Lauro era diventato padre. L’incontro avvenne a novembre-dicembre, sopra le scale del Municipio al rione dei Fiori, nei pressi del bar di Pierino. Stavamo parlando di Marco, Tamburrino mi disse che Di Lauro aveva avuto una bambina e che c’erano stati dei problemi per una visita ginecologica che la fidanzata doveva fare». A questo punto Puzella entra nel merito dell’episodio riferendo una serie di informazioni piuttosto circostanziate: «Tamburrino mi disse che non era stato semplice fare effettuare alla ragazza la visita mentre lei si trovava con Marco nel luogo della latitanza, mi disse però che se ne occupò Vincenzo “’o infermiere”, una persona grande di età, che io conosco e che mi risulta faccia veramente l’infermiere. Intervenne professionalmente per diversi affiliati del clan Di Lauro». Quella persona, il cui volto resta oggi ancora un punto di domanda, si sarebbe quindi adoperata affinché la gravidanza andasse per il meglio: «Tamburrino mi disse che la ragazza fu portata dal medico, ma non mi disse chi la accompagnò e chi era il medico, così come non mi disse dove la visita avvenne. Mi riferì però che di questa si era interessato Vincenzo. Non mi disse il nome della bambina, né quanti mesi avesse, anche perché io per discrezione non volli sapere altro. Non mi disse neanche se era stata dichiarata o battezzata. Ossia non entrammo nei dettagli». A questo punto è facile ipotizzare che Salvatore Tamburrino, la cui collaborazione con la giustizia, come anticipato pochi giorni fa dal “Roma”, è appena iniziata, sarà presto chiamato a fornire ulteriori delucidazioni sulla vicenda già descritta da Puzella. Gli inquirenti della Dda di Napoli sono infatti sicuri che la rete di fiancheggiatori del clan Di Lauro sia in realtà molto più estesa di quanto fin qui ipotizzato. Nel libro paga della cosca secondiglianese potrebbero ancora oggi esserci decine, forse centinaia, di colletti bianchi insospettabili eppure pronti a servire il clan in qualsiasi momento. Proprio come accaduto nell’inverno del 2011, quando Marco Di Lauro e la compagna aspettavano la loro prima bambina. Una gravidanza intorno alla quale sembrano aleggiare ancora molte zone d’ombra.

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