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Iva evasa, sequestro da 263 milioni di euro

Iva evasa, sequestro da 263 milioni di euro

Indagato per associazione a delinquere il "re" dei metalli, Felice Ragosta

NAPOLI. Importavano dall’estero materie prime ferrose per le loro aziende e facevano dei ‘depositi Iva’, posticipando il pagamento delle tasse, in modo fraudolento sapendo che i pagamenti non sarebbero mai avvenuti grazie ad un altro sistema che precostituiva dei crediti di Iva con vendite e acquisti fittizi. Un sistema molto particolare che ha permesso però, secondo le indagini delle Procura di Napoli, di accertare una evasione fiscale di oltre 260 milioni di euro. Questa mattina gli agenti della Direzione interregionale delle Dogale di Napoli hanno eseguito un sequestro preventivo per equivalente su ordine del Gip di Napoli colpendo i conti correnti, i beni mobili registrati e gli immobile di tre società. La Imi Sud, la Imi Sud Laminazione e la Dagar. Risultano indagati Fedele Ragosta, la moglie Anna Maria Iovino, Gabriele Iovino ed Ersilio Giannino. L’Area antifrode della Direzione interregionale per la Campania e la Capabria delle agenzie delle Dogane ha effettuato un’analisi sulle importazioni nel porto di Napoli con il cosiddetto ‘deposito di Iva’, che consente di non pagare l’imposta al momento dell’importazione ma di posticiparla quando la merce esce dal deposito. È emerso così che le tre società del settore dei metalli ferrosi erano legati ad un’unica famiglia imprenditoriale, i Ragosta, e che operavano transazioni continue per accumulare crediti Iva che avrebbero poi scalato dai debiti con lo Stato. In realtà secondo gli accertamenti della polizia giudiziaria e’ stato accertato che erano passaggi solo fittizi, creati solo per evadere l’Iva. Sulla base ti tali elementi è stato perlato contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata contrabbando dogale e ai reati fiscali.

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