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Torre Annunziata, esplosione e spari contro l’abitazione del figlio del boss Peppe “’o struscio”

Torre Annunziata, esplosione e spari contro l’abitazione del figlio del boss Peppe “’o struscio”

Altra stesa: obiettivo Alberto Falanga nel Parco Trieste, dove abitò mamma-coraggio

TORRE ANNUNZIATA. Una stesa e poi la bomba, con un secondo ordigno inesploso. Ancora terrore a Torre Annunziata, stavolta al Parco Trento, un agglomerato di palazzine alle spalle del rione Poverelli. Obiettivo del raid è un 48enne di “rango”, figlio del capoclan di Torre del Greco, da anni residente lì e con un unico precedente molto datato alle spalle. Si tratta, infatti, di Alberto Falanga, figlio di Giuseppe, noto come Peppe ’o struscio, capoclan della cosca che per decenni ha dominato la scena camorristica di Torre del Greco. Il fatto è accaduto all’alba di ieri, al civico 15, di Parco Trento, nella zona Sud della città, proprio sotto la casa di Falanga. Una bomba carta artigianale ha distrutto il motorino di Falanga parcheggiato sotto casa. Una decina di proiettili di calibro 9x21, poi, erano stati esplosi in aria, senza colpire obiettivi. Infine, una seconda bomba carta è stata trovata inesplosa a due passi da quella deflagrata poco prima. Accorsi sul posto gli agenti del commissariato di Polizia di Torre Annunziata, guidati dal primo dirigente Claudio De Salvo e dal vicequestore Luigi Autiero, che hanno effettuato i primi rilievi e atteso l’arrivo dei colleghi del nucleo artificieri di Napoli. Sì, perché quel secondo ordigno artigianale era potenzialmente pericoloso ed è stato fatto brillare sul posto. Gli investigatori stanno cercando di risalire agli autori del gesto. Molto probabilmente, Falanga è finito nel mirino degli emissari della camorra, ma c’è da capire il perché. Pur portando un cognome che conta a Torre del Greco, il 48enne si sarebbe defilato dagli ambienti della camorra, scegliendo anche di vivere poco lontano dalla sua città di origine. Il legame con alcuni pregiudicati, però, sarebbe rimasto intatto e su questo indagano gli investigatori. Uno sgarro, un possibile litigio con qualche elemento di spicco della camorra di Torre Annunziata oppure vecchie ruggini potrebbero essere alla base del raid, avvenuto di primo mattino, in un quartiere già segnato in passato da lutti e tragedie. A pochi metri da lì, in un’altra palazzina del Parco Trento di Torre Annunziata, abitava Matilde Sorrentino, la mamma coraggio che denunciò i pedofili del rione Poverelli e per questo motivo fu ammazzata la sera del 26 marzo 2006, a poche ore dalla sentenza della Cassazione che confermava le condanne per una decina di imputati.

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