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26 Novembre 2019 - 07:30
NAPOLI. Sotto la pioggia incessante di questi giorni, alla fine non ha retto: è crollato il tetto della chiesa di San Giuseppe Maggiore in San Diego all’Ospedaletto, nella centralissima via Medina, proprio di fronte alla Questura. A dare l’allarme i residenti che hanno sentito il forte rumore e il Rettore don Simone Osanna che è accorso a verificare i danni della chiesa che ha in custodia, ma che è di proprietà del Comune di Napoli. «Parte del tetto in tegole della zona dell’abside è collassato a causa della pioggia abbondante e delle annose infiltrazioni che hanno deteriorato le travi che lo reggono. Si sono staccati gli intonaci e gli stucchi dell’altare maggiore e sono caduti sul coro ligneo del ‘700. Se prima penetrava un po’ d’acqua, ora piove realmente a cielo aperto. È un disastro annunciato: sono anni che chiediamo al Comune interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per le perdite del tetto. Abbiamo dovuto negare anche l’accoglienza alla numerosissima comunità cattolica dello Sri Lanka che si radunava da anni in questo edificio. La Curia, per quel che ha potuto e pur non essendo di sua competenza, ha investito soldi e tempo per tenere aperta la chiesa. Ma la proprietà è del Comune ed è suo dovere provvedere alla manutenzione. L’unica risposta avuta dal sindaco tre anni fa è stata quella di chiudere la Chiesa per motivi di sicurezza. E non stiamo parlando di una sperduta e anonima chiesa di periferia. Siamo proprio di fronte Palazzo San Giacomo e fanno finta di non vedere. Chiudono gli occhi e le travi, dei tetti, crollano». «Il danno reale di questo crollo va al di là del semplice tetto- continua Don Osanna-L’acqua sta rovinando una delle chiese monumentali del centro storico con affreschi di Battistello Caracciolo e opere di Vaccaro e del Solimena. Una piccola concentrazione di Barocco Napoletano si sta sgretolando per l’incuria e la non curanza del Comune». La chiesa di San Diego all’Ospedaletto ha ereditato nel 1934 anche il titolo di San Giuseppe Maggiore, la chiesa demolita per il risanamento del rione Carità all’epoca del fascismo, che dava anche il nome al quartiere. L’antica statua del protettore dei “mannesi” - i falegnami dei carri - fu custodita in questa chiesa dove si continuò a festeggiare San Giuseppe fino agli anni ’80. È ancora viva nella memoria dei napoletani l’antica festa al Santo falegname che si svolgeva a marzo su via Medina con le numerosissime bancarelle di giocattoli in legno e i tanti pulcini e uccellini che venivano regalati ai bambini. Il rettore don Osanna, parroco della vicina chiesa dei Turchini, che vorrebbe riprendere la tradizione, ha trasferito la statua in parrocchia. «Dopo la chiusura forzata del Comune abbiamo spostato nuovamente San Giuseppe sia per i devoti e soprattutto per salvare l’antica statua del patrono. Ma gli arredi e le tele sono tante. Ora che ci piove dentro, davvero non sappiamo come fare per mettere tutto in salvo». Tempestivamente sono state avvisate tutte le autorità competenti: dalla Soprintendenza alla Curia e soprattutto il sindaco e l’ufficio Tutela del Patrimonio del Comune cui spetta anche la messa in sicurezza della facciata. Nell’attesa di un intervento da parte di Palazzo San Giacomo almeno per limitare i danni, nei prossimi giorni sarà effettuato un primo sopralluogo tecnico per quantificare e organizzare le operazioni di tutela delle opere.
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