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26 Novembre 2019 - 08:11
Pasquale Ariosto irreperibile: «Guidava lo scooter per il raid»
NAPOLI. Il caso non è chiuso. All’omicidio del ras del clan Rinaldi, Luigi Mignano, avrebbero preso parte almeno altri tre uomini. I volti di due di loro restano al momento un grande punto di domanda. Ma per uno dei sospettati c’è invece un identikit ben preciso. Il suo nome è Achille Ariosto, 36enne di San Giorgio a Cremano e una sfilza di precedenti penali alle spalle. È lui il terzo indagato destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina, riuscito clamorosamente a far perdere le proprie tracce. Il presunto killer risulta infatti al momento irreperibile. A puntare il dito contro di lui è stato l’ormai ex boss di via Nuova Villa, Umberto D’Amico “’o lione”, l’ultimo super pentito del “sistema” di San Giovanni a Teduccio. Passato dalla parte dello Stato l’estate scorsa, D’Amico è l’uomo che impresso lo sprint decisivo alle indagini sull’omicidio Mignano. Proprio lui ha infatti ricostruito con dovizia di particolari le responsabilità che Giovanni Borrelli, Giovanni Salomone e Pasquale Ariosto avrebbero avuto nell’agguato costato la vita al cognato del boss Ciro Rinaldi “mauè”. L’irreperibile Ariosto, stando a quanto riferito da D’Amico, sarebbe stato l’uomo che «avrebbe accompagnato Ciro Rosario Terracciano il giorno precedente l’obiettivo». Tradotto, avrebbe preparato il terreno in vista del raid messo a segno la mattina del 9 aprile in via Ravello. Sottoposto a interrogatorio l’8 luglio scorso, “’o lione” ha affermato: «Giovanni Salomone è quello che ha portato il motorino rubato la sera prima, è andato da solo a piedi. Poi la mattina presto è andato a prenderlo. Vennero Pasquale Ariosto e Ciro Terracciano la mattina dell’agguato a prendere lo scooter. Vennero con un Piaggio “Mp3”. Salomone ha spostato il motorino e lo ha messo a disposizione dei killer Terracciano e Ariosto. Lo scooter “Mp3” con il quale questi ultimi due sono venuti a recuperare il motorino rubato per commettere l’omicidio era nella disponibilità di Gaetano Ariosto (fratello di Pasquale, non indagato, ndr), che ha una società di noleggio. Pasquale Arioso ha porto il motorino con il killer Ciro Terracciano». Il 36enne latitante non si sarebbero però “limitato” a fare da autista per il delitto Mignano. Stando sempre a quanto riferito dal neopentito D’Amico, Ariosto «dopo l’omicidio ha portato Terracciano a casa della nonna nel parco Texas di San Giorgio a Cremano o Portici e poi, insieme a Giovanni Musella, è andato a bruciare il motorino». Sul punto, il gip Lucia De Micco non sembra avere dubbi: «Il ruolo di Pasquale Ariosto si delinea dunque come di pieno concorso all’azione omicidiaria, dagli atti preparatori dei giorni precedenti, all’accompagnamento del killer sul luogo dell’agguato, al recupero di questi e alla distruzione del motorino rubato». Il giudice per le indagini preliminari definisce pertanto «gravissimo il quadro indiziario». Umberto D’Amico ha poi rivolto accuse pesanti come macigni anche nei confronti dell’altro neo indagato, il 52enne Giovanni Salomone: «Era al corrente dell’omicidio, tanto che insieme abbiamo preso l’arma per commetterlo. Salomone ha anche portato il motorino rubato la sera prima, è andato da solo a piedi. Poi la mattina presto è andato a prenderlo. All’agguato ha partecipato anche Salvatore Varlese». Che però non è indagato. Un giallo senza fine.
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