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Clan Sibillo-Contini, nuova stangata giudiziaria: trema la "paranza dei bimbi"

Clan Sibillo-Contini, nuova stangata giudiziaria: trema la "paranza dei bimbi"

NAPOLI. Tutti colpevoli di aver messo a ferro e a fuoco il centro storico di Napoli durante l’ultima atroce faida di Forcella. La “paranza dei bambini” torna alla sbarra per la conclusione del processo di primo grado e per i dodici imputati arriva una raffica di condanne comprese tra i sei e gli undici anni di reclusione. La pena più alta è stata quella inflitta al giovane boss Ciro Contini “’o nirone”, inquadrato da inquirenti e investigatori come il nuovo capo del clan Sibillo dopo l’omicidio del babyras Emanuele e la cattura del fratello Pasquale, e al babykiller Antonio Napoletano, alias “’o nannone”. Il nipote del capoclan Eduardo Contini “’o romano”, difeso da Dario Procentese e Dario Vannetiello, ha incassato a 10 anni e 8 mesi di reclusione a fronte di una richiesta di pena superiore di due anni. Stesso esito processuale anche per Antonio Napoletano, assistito da Riccardo Ferone. A differenza di quest’ultimo Contini junior può però consolarsi con il verdetto favorevole del Tribunale del Riesame, che nei mesi scorsi l’aveva scagionato dalla terribile accusa di aver preso parte all’omicidio dell’innocente Luigi Galletta. Tornando invece alla sentenza di ieri mattina, il gup Marcopido - il processo è stato celebrato con il rito abbreviato - ha poi inflitto le seguenti condanne: Nicolas Brunetti, 7 anni di reclusione; Luca Capuano, difeso da Giovanni Abet, 8 anni; Salvatore Celentano, 8 anni; Francesco Pio Corallo, 8 anni; Bruno Esposito, 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Gambardella, 10 anni; Massimo Amoroso, 6 anni e 8 mesi; Gennaro Buonerba, difeso da Leopoldo Perone, 6 anni e 8 mesi; Salvatore Mazio, 5 anni e 10 mesi; Vincenzo Rubino, 5 anni e 10 mesi. Tutti gli imputati erano, a vario titolo, accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e armi. Ciro Contini “’o nirone”, Antonio Napoletano “’o nannone”, Luca Capuano “’o chiatto” e Francesco Pio Corolla “’o nonno” dovevano, in particolare, rispondere dell’imputazione di essere stati i capi e promotori del nuovo clan Sibillo. Salvatore Mazio e Vincenzo Rubino, stando alla ricostruzione della Dda, avrebbero invece detenuto e utilizzato una pistola Bernardelli tra i vicoli del Borgo Sant’Antonio Abate. Gennaro Buonerba e Massimo Amoroso avrebbero invece guidato il clan rivale, quello dei “capelloni” di via Oronzio Costa, per favorire il quale avrebbero fatto addirittura esplodere una bomba a mano contro l’abitazione del giovane ras nemico Antonio Napoletano. Con il verdetto emesso nella tarda mattinata di ieri è stata così scritta una nuova pagina dell’implacabile iter giudiziario che, sentenza dopo sentenza, ormai dal 2016 sta inchiodando alle proprie responsabilità i ras della “paranza dei bambini”. Fino all’estate del 2015 i due cartelli di camorra si affrontarono infatti in una faida senza quartiere che gettò nello scompiglio l’intera zona del centro storico.

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