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Accusato dai pentiti di favoreggiamento al clan Vollaro: assolto Vigilante, ex presidente antiracket di Portici

Accusato dai pentiti di favoreggiamento al clan Vollaro: assolto Vigilante, ex presidente antiracket di Portici

PORTICI. Quando alla fine del 2012 gli notificarono un avviso di garanzia per favoreggiamento del clan Vollaro ed estorsione aggravata dalla matrice camorristica, Sergio Vigilante era il presidente dell’associazione antiracket e antiusura di Portici. Era il simbolo del riscatto di una categoria, quella dei commercianti, che anche a Portici è stata massacrata dalla camorra. Quelle accuse furono uno tsunami, l’inizio di un calvario processuale personale sul quale ieri si è acceso un raggio di sole. Dopo la condanna in primo grado a 8 anni per via di quelle accuse sempre respinte, Sergio Vigilante è stato assolto. La sentenza è stata emessa dai giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Napoli, che hanno accolto le argomentazioni difensive sostenute dall’avvocato Mimmo Lo Iacono. Vigilante è stato assolto dall’accusa di estorsione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste rispetto al reato di favoreggiamento. È stato assolto da due contestazioni che spinsero la Prefettura a “sospendere” l’associazione antiracket, proprio alla luce della notizia dell’iscrizione di Vigilante nel “libro nero”; lui, per evitare lo stop dell’associazione, decise di dimettersi. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane e sarà importante leggerne il contenuto per capire in che modo sono state valutate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Sì, perché le accuse mosse a Vigilante poggiavano proprio sui racconti di pentiti di piccolo calibro del clan Vollaro. Dal canto suo, Vigilante, commerciante e responsabile di un negozio di abbigliamento, ha affidato a Facebook la sua soddisfazione con un stringato commento: «Giustizia fatta... assolto con formula piena». «L’alternativa - ha commentato invece l’avvocato Lo Iacono - era dichiarare nulla la sentenza di primo grado, connotata da gravi nullità ed illegittimità. La corte d’appello di è dimostrata estremamente responsabile, affrontando il merito, dove è emersa l’inattendibilità dei collaboratori nei confronti di Vigilante». Sergio Vigilante, per ora, tira un sospiro da sollievo. Ma in questa storia non può passare sotto traccia il dato temporale che ha scandito la vicenda. Per arrivare alla sentenza in Appello ci sono voluti ben 6 anni. Il processo con rito abbreviato che portò alla condanna di Vigilante si concluse infatti nel luglio del 2013 con una sentenza a firma del gip Scandone. Solo ieri, e cioè sei anni più tardi, è arrivata la sentenza di secondo grado. 

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