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19 Dicembre 2019 - 16:00
NAPOLI. Omicidio di Angela Gentile, se è vero che, all’esito di approfondite e capillari indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Maria Buttone è stata condannata all’ergastolo per essere stata mandante dell’omicidio della amante di suo marito, è altrettanto vero che, in parziale acccoglimento delle richieste formulate dall’avvocato Dario Vannetiello (nella foto), sono crollate in larga parte le numerose accuse a lei mosse.
Infatti, la donna boss, come da desione assunta dal Giudice Emilia Di Palma è stata assolta da ben tre episodi di estorsione pluriaggravati nonché è stata esclusa la sua qualità di capo della associazione camorristica denominata clan Belforte.
Inoltre, rispetto all’episodio omicidiario è stata anche esclusa sia l’aggravante mafiosa sia la premeditazione e nonostante i plurimi precedenti penali, il Giudice di primo grado ha ritenuto di escludere anche l’aumento per la recidiva.
Nel futuro giudizio di appello, pur a fronte di una condanna all’ergastolo da superare, carcere a vita disposto alla luce della estrema gravità della vicenda, appare evidente che il compito della difesa è d’ora in avanti decisamente meno complesso alla luce della decisione assunta all’esito del primo grado di giudizio la quale ha eliso larga parte del teorema accusatorio.
Saranno i successivi due gradi di giudizio a stabilire la fondatezza o meno di una serie di cavilli giudiziari sollevati dall’avvocato Dario Vannetiello in merito alla utilizzabilità o meno delle dichiarazioni rese da ben cinque pentiti – Michele Frongillo, Paolo Di Grazia, Francesco Paccone, Luigi Autiero, Salvatore Caterino - che nel corso degli anni hanno individuato il movente dell’omicidio ed i protagonisti.
Il martito della donna, Domenico Belforte, difeso dall’avvocato Massimo Trigari, rispondeva del solo delitto di omicidio della sua ex amante, si è autoaccusato ed è stato condannato ad anni 30 di reclusione.
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