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Tremano i Puccinelli-Petrone: «Sette secoli per ras e narcos»

Tremano i Puccinelli-Petrone: «Sette secoli per ras e narcos»

NAPOLI. La Procura antimafia lancia l’affondo e per il clan Puccinelli-Petrone si profila una nuova stangata giudiziaria. Forte dell’esito incassato in primo grado al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, il pg ha invocato la conferma di tutte le condanne inflitte nel maggio del 2018 ai ras del rione Traiano: oltre sette secoli di carcere.  
Ieri mattina nell’aula bunker di Poggioreale è dunque entrato nel vivo il processo che si sta celebrando davanti alla Seconda sezione della Corte d’appello di Napoli (presidente Toscano). Alla sbarra sono tornati gli ottantuno imputati reduci dalla maxi-condanna rimediata poco più di un anno fa. Facendo leva sulla raffica di intercettazioni che all’inizio del 2017 ha innescato la maxi-retata che ha disarticolato il “cartello” flegreo, il procuratore generale ha chiesto la conferma di quasi tutte le condanne. Pochissime e oltremodo contenute le riduzioni di pena concesse dalla pubblica accusa: tutte nell’ordine dei tre mesi. Conclusa la requisitoria, è stata fissata la prossima udienza: si torna in aula alla fine di gennaio. 
Ottantuno imputati, settantanove condanne, solo due assoluzioni e oltre 750 anni di carcere. Il “sistema” del rione Traiano è stato colpito al cuore con la sentenza emessa il 22 maggio di due anni fa. Condannati al massimo della pena, tra i 17 e i 20 anni di reclusione, tutti i capi: Giuseppe Ivone, Luciano Ivone, Giuseppe Lazzaro, Francesco Petrone, Salvatore Petrone, Francesco Puccinelli, Giuseppe Tranchese. Di poco inferiori le condanne per i gregari alla cosca che a Napoli ha il triste primato di aver inventato le stese. Tre anni fa la zona del rione Traiano, dove gli scantinati sono trasformati in depositi per la droga e le vedette degli spacciatori sono quasi a ogni angolo, tutte le sere scattava il coprifuoco. Non solo pistole, ma addirittura mitra con raffiche che arrivano anche a cento colpi. Poi la retata arrivata il 31 gennaio che scompaginò la cosca del boss Puccinelli che stava vivendo un momento difficile a causa della scissione interna. Molte le donne condannate: erano al servizio del clan come pusher. Rosa Cirillo, 7 anni, Assunta D’Anna, 6 anni, Melania De Vito, 5 anni, Antonietta Esposito , 8 anni, Maria Ivone, 6 ani, Pasqualina Molino 8 anni, Patrizia Pignalora, 10 anni, Rosa Pisa, 8 anni, Maria Russo, 6 anni. A emettere la sentenza era stato il gip Sabella. Due gli assolti: Rosario Esposito per il quale avevano chiesto 12 anni, e Andrea Filardi.
Per i “signori” della più inaccessibile zona di Napoli, dove l’oro ha la forma e il colore della droga, dove uomini, donne, a volte anche bambini, se non interi nuclei familiari, sono coinvolti nello spaccio a prezzi bassi, si profila adesso una nuova raffica di condanne esemplari. Determinanti rischiano di rivelarsi ancora una volta le centinaia di intercettazioni che hanno svelato gli affari della super cosca.

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