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Il ras Antonio Prinno estradato in Italia, era stato catturato in Marocco

Il ras Antonio Prinno estradato in Italia, era stato catturato in Marocco

Il ras si era rifugiato nei pressi di Marrakech con la moglie e il figlio 14enne. Era fuggito nel 2014 dopo l'omicidio di Ciro Russo

NAPOLI. Antonio Prinno, il boss dell’omonimo gruppo criminale che ha la sua base operativa nella zona di Rua Catalana, non è più detenuto in Marocco. Da pochi giorni Antonio Prinno è detenuto in Italia: è stato trasferito nel carcere di Rebibbia. Prinno venne arrestato nel marzo scorso in Marocco: si era trasferito con la moglie e il figlio di 14 anni in un casale in campagna di Ourika, località nei pressi di Marrakech. Moglie e figlio l’avevano raggiunto sei mesi prima della cattura. È stato proprio tenendo sotto controllo gli spostamenti dei parenti più stretti di Prinno, che i carabinieri riuscirono ad individuare il suo nascondiglio. Prinno era in fuga dal 2014, quando fu colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio del 27enne Ciro Russo, figlio ed erede di Domenico Russo, detto "Mimì dei cani", boss dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ammazzato in un agguato a colpi di kalashnikov, nella sua roccaforte, l'8 gennaio del 1999. L’inchiesta sull’omicidio di Ciro Russo giunse ad una svolta nel 2014 grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tra i quali Michelangelo Mazza, nipote dell’allora boss della Sanità Giuseppe Misso ’o nasone. Mazza spiegò agli inquirenti che l’idea di uccidere Ciro Russo fu del boss di San Giovanni a Teduccio Vincenzo Mazzarella: «Fu Vincenzo Mazzarella che affrontò  l’argomento dell'eliminazione di Ciro Russo, dicendo che si trattava di una persona ormai schierata con i Lo Russo e che se fosse stato ucciso avremmo potuto aiutare i ‘faiano’ (i Di Biasi, ndr) a riprendere il controllo del quartiere». «Non bisogna - spiegò il pentito - mai dimenticare che, durante il periodo della faida i Mazzarella e il gruppo Contini, in realtà il  gruppo di fuoco che ammazzava gli esponenti del gruppo Mazzarella era la batteria di Ettore Sabatino e cioè il clan Lo Russo. Loro quindi, avevano un odio verso tutti coloro che avevano partecipato a quello scontro armato. Io parlavo con Vincenzo Mazzarella attraverso Umberto Ponziglione ma poi ci incontravamo di persona». Per l’omicidio di Ciro Russo sono state già disposte delle condanne. Nel 2016 i giudici della Corte d’Assise di Napoli condannarono alla pena dell’ergastolo i fratelli Mario, Luigi e Renato Di Biasi e Umberto Ponziglione, quest’ultimo consigliori del boss Mazzarella per diversi omicidi, contestati a vario titolo. Tra questi vi era appunto quello di Ciro Russo.  Gli altri due omicidio furono quello di Antonio Cardillo, figlio del ras di Sant’Anna di Palazzo Salvatore detto Beckenbauer, e quello di Raffaele Esposito che era un affiliato ai Di Biasi. Con l’estradizione adesso si blocca anche l’iter processuale per la posizione di Antonio Prinno: la procura potrà adesso chiedere il rinvio a giudizio del ras. Il processo infatti era in stand by alla luce della normativa che non consente di processare un imputato se latitante.

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