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31 Dicembre 2019 - 10:17
NAPOLI. Sangue e movida, l’inchiesta sul feroce accoltellamento avvenuto il 15 settembre scorso nella discoteca “Club Partenopeo” di via Coroglio arriva al primo determinante giro di boa. La Procura della Repubblica ha appena recapitato un avviso di conclusione delle indagini preliminari ai tre giovanissimi presunti responsabili del raid. Tra loro figura anche un nome eccellente, quello di Francesco Zazo, 19enne figlio del capoclan di Fuorigrotta Salvatore. Lo stesso è stato recapitato anche ad altri due suoi amici, anch’essi coinvolti nella lite: Giovanni Gennaro Vivard, 23 anni, e Omar Vaccaro, 20 anni.
Ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, l’accusa formulata dal pm è di quelle pesanti come un macigno. I tre dovranno infatti rispondere di concorso in lesioni gravissimi pluriaggravate ai danni di Davide Serpe. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, i tre all’interno della nota discoteca di Bagnoli, dopo aver accerchiato la vittima, l’avrebbero letteralmente massacrata fino a lasciarla in una pozza di sangue. Vaccaro avrebbe prima colpito Serpe con schiaffi e pugni, lanciandogli poi contro una bottiglia colpendolo con più coltellate all’addome, all’altezza dell’ombelico. Anche Vivard avrebbe lanciato alla vittima una raffica di ceffoni e pugni. A Zazo junior viene invece contestato il fatto di aver impedito alla vittima, dopo la discussione iniziale, di allontanarsi dalla pista da ballo. Non solo, il rampollo del clan - sempre secondo la ricostruzione accusatoria - avrebbe dato impulso all’aggressione, nel corso della quale avrebbe pronunciato una frase a prova di equivoco: «Adesso tenete il problema, perché non sapete chi sono io». Omar Vaccaro risponde infine da solo del porto, senza giustificato motivo, di un coltello fuori dalla propria abitazione. La stessa lama che avrebbe poi usato per infilzare ripetutamente Serpe. Una storia da brividi, tipica del recente babygangsterismo napoletano, alla base della quale - neanche a dirlo - ci sarebbero i soliti futili motivi.
La vittima sarebbe stata infatti ferita per il solo fatto di essere intervenuta in difesa di un’amica, urtata con forza da uno degli indagati. La linea accusatoria sembra però non convincere affatto il collegio difensivo. L’avvocato Giuseppe De Gregorio, che assiste Francesco Zazo, nei prossimi giorni farà sottoporre il 20enne a un interrogatorio spontaneo nel tentativo di scardinare la tesi della Procura. Al vaglio della difesa finirà in particolare la versione dei fatti fornita dalla vittima: un racconto dal quale potrebbero emergere delle importanti incongruenze. Vale la pena ricordare che il Questore di Napoli, proprio dopo quella efferata rissa, aveva disposto per il “Partenopeo” la sospensione per 90 giorni della licenza di agibilità di pubblico spettacolo.
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