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11 Gennaio 2020 - 12:20
NAPOLI. Meno pistole ma più denari. All’apice della sua ascesa criminale avrebbe convocato i massimi esponenti della camorra di Napoli Ovest e proposto loro un’offerta impossibile da rifiutare: dar vita a una nuova organizzazione che riunisse le principali “famiglie” della periferia occidentale, da Bagnoli fino al rione Traiano. Di fatto, un clan a quattro teste in grado di mettere d’accordo tutti i partecipanti, che avrebbero così deposto le armi e condiviso gli affari. Dietro la nascita del cartello Mele-Sorianiello-Cutolo ci sarebbe stata la regia del “padrino” di Cavalleggeri d’Aosta, Alessandro Giannelli. Parola del super pentito Salvatore Romano “muoll muoll”.
Proprio l’ex ras di Pianura, con le sue rivelazioni, ha contribuito a dare una svolta alle indagini sull’omicidio di Fortunato Sorianiello: inchiesta che due giorni fa è culminata nell’arresto del boss Carlo Tommaselli e del figlio Tommaso, oltre che dei loro sodali, Antonio Megali ed Enrico Calcagno. Ma “muoll muoll” si è spinto ben oltre, parlando a lungo con gli inquirenti della Dda di Napoli anche del ruolo che Alessandro Giannelli, che comunque non risulta coinvolto nell’inchiesta, avrebbe avuto nell’evoluzione di quella stagione di piombo. Sul punto, ecco quanto dichiarato da Romano nell’interrogatorio del 28 settembre 2017: «Quando nel 2016 facemmo l’accordo noi Mele di Pianura con quelli della “99” di Soccavo e quelli della “44” di Cutolo, accordo che nacque da un’iniziativa di Alessandro Giannelli prima che venisse arrestato, seppi che i Sorianiello volevano assolutamente sapere se anche io avessi partecipato all’omicidio di Fortunato Sorianiello, essendo all’epoca del fatto (il figlio del ras Alfredo fu ucciso il 13 febbraio 2014, ndr) legato a Carlo Tommaselli».
Insomma, per entrare a far parte del nuovo asse di “mala” Salvatore Romano avrebbe dovuto dimostrare di avere tutte le carte in regola. E anche di questo aspetto, stando sempre a quanto riferito da “muoll muoll”, si sarebbe fatto carico il presunto ras di Cavalleggeri: «Per consolidare la nostra alleanza e per dare prova della mia estraneità all’omicidio Giannelli mi chiese un certificato che attestasse la mia detenzione all’epoca in cui si era verificato il delitto, così da escludere un mio eventuale coinvolgimento. Procurai dunque a Giannelli l’attestato della mia detenzione, ma comunque l’accordo con questi clan intervenne solo dopo l’arresto di Giannelli». All’inizio del febbraio 2016 Giannelli finì infatti in manette con l’accusa di estorsione aggravata. Reato per il quale si trova tutt’ora detenuto. Nonostante ciò il “padrino” di Cavalleggeri avrebbe comunque fatto in tempo a disegnare un scacchiere criminale, la cui impostazione regge ancora oggi. Un accordo blindato tra i quattro gruppi egemoni di quella stagione, in grado di mettere alla porta la concorrenza.
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