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14 Gennaio 2020 - 07:30
NAPOLI. Il giallo di Dubai si arricchisce di un nuovo capitolo. L’uomo arrestato il 20 dicembre all’aeroporto degli Emirati Arabi, proveniente da Panama, non sarebbe il narcos Bruno Carbone ma un incensurato di Marano: Domenico Alfano. Non era falso quindi il passaporto, secondo quanto ha dichiarato tre giorni dopo ai giudici locali facendo emergere dubbi anche tra i magistrati della Dda di Napoli, con cui viaggiava da semplice turista colui che sarebbe stato scambiato per l’inafferrabile amico di Raffaele Imperiale, l’imprenditore originario di Castellammare di Stabia diventato famoso nel mondo per le tele di Van Gogh. Un mistero che in più di 20 giorni non è stato ancora chiarito e ricorda molto le storie di 007 da film sugli intrighi internazionali. Indipendentemente dall’identità dell’uomo bloccato a Dubai il 20 dicembre scorso (la cui notizia è stata diffusa soltanto l’8 gennaio), alla procura stanno preparando gli atti per la richiesta d’estradizione. Nel frattempo, com’è ovvio, in fotografia sono arrivate via web le impronte digitali di Domenico Alfano e Bruno Carbone ai magistrati arabi. Ma i dubbi non sono stati ancora sciolti, così come ancora circolano le voci su una fuga che avrebbe avuto protagonista Raffaele Imperiali nell’aeroporto di Dubai. Se quest’ultima notizia fosse confermata, significherebbe che il 41enne re dei traffici internazionali di cocaina per conto degli Amato-Pagano aveva lasciato il suo rifugio dorato per spostarsi in un altro Stato. E ovviamente, essendo ricercato, usando un documento falso. Ma quel giorno quanti napoletani c’erano allo scalo e se c’è stato, qual è stato l’intervento di Raffaele Imperiali? Ecco un altro mistero. Gli investigatori che cercavano di mettere il sale sulla coda di Bruno Carbone, anch’egli maranese, avevano saputo di un suo viaggio da Panama a Dubai e perciò avevano allertato la polizia locale per bloccarlo all’aeroporto ben sapendo che poteva viaggiare soltanto con un passaporto falso. Così non hanno avuto dubbi sull’identità del fermato, presupponendo che Domenico Alfano fosse un nome inventato. Sembra incredibile, ma così potrebbero essere andate le cose a causa di un clamoroso quanto sfortunato equivoco: l’incensurato, partito senza la famiglia per le vacanze di Natale, avrebbe fatto lo stesso percorso del ricercato. Ritenuto uno dei principali broker del narcotraffico internazionale tra Colombia, Olanda e Italia, Bruno Carbone sarebbe latitante dal 2013 ed è stato già processato in contumacia e condannato a 20 anni di reclusione. Nel maggio del 2018, a Giugliano in Campania in esecuzione di un decreto di perquisizione emesso dalla procura antimafia i carabinieri sequestrarono 240mila euro in contanti, nascosti nella tavernetta di una villa di Lago Patria nella disponibilità della ex moglie. Negli Emirati si è rifugiato da tempo, facendo leva sulla difficoltà a ottenere l’estradizione da parte dell’Italia, Raffaele Imperiale, al quale i finanzieri sequestrano due tele di Vincent Van Gogh, rubate dal museo di Amsterdam nel 2002 e trovate nel settembre 2016 in un casolare di Castellammare di Stabia inquadrato come nella sua disponibilità.
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