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Traffico di stupefacenti, armi e documenti falsi: chiesti 120 anni di cella per i narcos “invisibili”

Traffico di stupefacenti, armi e documenti falsi: chiesti 120 anni di cella per i narcos “invisibili”

L’organizzazione avrebbe fatto affari con i narcos Imperiale e Carbone. Rischio stangata per il gruppo capeggiato da Raffaele Scognamiglio

NAPOLI. Traffico di droga, armi e documenti falsi, rischio stangata per l’organizzazione di insospettabili finiti in manette nell’aprile scorso con l’accusa di aver operato all’ombra dei due broker internazionali della droga, Raffaele Imperiale (nella foto) e Bruno Carbone. La Procura di Napoli ieri mattina ha infatti invocato undici condanne: la più alta a 18 anni di reclusione, la più bassa a 5 anni e 4 mesi. Queste, nel dettaglio, le richieste di pena avanzate dalla pubblica accusa nel processo celebrato con il rito abbreviato che si appresta a volgere al termine: per il capo promotore Raffaele Scognamiglio, 18 anni di reclusione; per Luigi Abbrunzo, 10 anni; per Massimo Liuzzi, 14 anni; per Giuseppe Marono, 6 anni; per Ferdinando Perrotta, difeso dall’avvocato Anna Maria Branca, 10 anni; per Angelo Russo, 14 anni; per Marco Simeoli, 12 anni; per Maurizio Ambrosino, 10 anni; per Luigi Carotenuto, 5 anni e 4 mesi; per Giovanni Scognamiglio, 9 anni; e per Vincenzo Torino, 10 anno. Arriva così alle battute conclusive il procedimento che vede alla sbarra la banda di presunti trafficanti di droga ritenuti dagli inquirenti della Dda legati ai broker internazionali del narcotraffico Raffaele Imperiale, secondo alcune fonti a Dubai, e Bruno Carbone. Tra coloro per i quali il pm antimafia ha chiesto la condanna figura anche Massimo Liuzzi, ritenuto il collegamento tra Andrea Lollo (ex broker della droga con il compito di rivendere la cocaina alle cosiddette paranze e attualmente collaboratore di giustizia) e Imperiale. Le attività di indagine, sviluppate dall’ottobre 2015 e culminate nel provvedimento cautelare di aprile scorso, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei componenti dell’organizzazione. Le investigazioni, nel corso delle quali sono stati sequestrati quasi tre chilogrammi di cocaina e denaro contante, si sono fondate su un vasto compendio di intercettazioni telefoniche ed ambientali di un gruppo di soggetti attraverso i quali è stato possibile allargare il raggio d’azione in ambito internazionale. Erano stati individuati non me.

IL PROCESSO L’organizzazione avrebbe fatto affari con i narcos Imperiale e Carbone “Fantasmi” del narcotraffico: chiesto un secolo di carcere no di tre canali di approvvigionamento dello stupefacente, che a loro volta risultano riconducibili a narcotrafficanti dell’area napoletana. Divenuti negli anni figure di prima grandezza nel mercato mondiale dello stupefacente ed attualmente latitanti. La ricostruzione del metodo di approvvigionamento della droga mostrava, a differenza del passato quando venivano utilizzati prevalentemente soggetti direttamente affiliati, come negli ultimi anni i clan camorristici di Napoli e provincia abbiano preferito avvalersi di brokers trasversali. Quasi al di sopra di ogni sospetto. Questi ultimi, risultati agli inquirenti privi di legami organici con le consorterie locali, avrebbero operato attraverso numerosi e diversificati canali di approvvigionamento di droga.

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