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28 Gennaio 2020 - 18:29
ROMA. «Le anticipazioni di liquidità sono utilizzabili dagli enti locali in senso costituzionalmente conforme solo per pagare passività pregresse iscritte in bilancio, in quanto sono prestiti di carattere eccezionale finalizzati unicamente a rafforzare la cassa quando l'ente non riesce a pagare le passività accumulate negli esercizi precedenti». È quanto afferma la Corte Costituzionale, ribadendo il divieto di utilizzare le anticipazioni di liquidità per modificare il risultato di amministrazione e per assicurare nuove forme di copertura giuridica della spesa. La sentenza - che dichiara costituzionalmente illegittimi gli articoli 25 del decreto legge 78 del 2015 e 1 comma 814 della legge 205 del 2017, per contrasto con gli articoli 81, 97 primo comma e 119 sesto comma della Costituzione - spiega che l'inidoneità delle anticipazioni a rimuovere situazioni di deficit strutturale deriva non solo dal contrasto con l'articolo 119 sesto comma della Costituzione, ma anche da dati elementari dell'esperienza, secondo cui solo un investimento efficace può assicurare, attraverso positivi effetti sul patrimonio della comunità di riferimento, la compensazione con i debiti che si contraggono attraverso l'assunzione del prestito.
La questione era stata rimessa in via incidentale dalle sezioni riunite in speciale composizione della Corte dei Conti, in ordine a un ricorso del Comune di Napoli contro una delibera della sezione regionale di controllo della Campania che aveva accertato il difetto di copertura di alcune partite di spesa, assumendo misure interdittive. Il giudice rimettente, dopo aver sospeso gli effetti della pronuncia di controllo, aveva tuttavia sollevato le questioni di costituzionalità, accolte dalla Consulta, relativamente alle norme che consentivano l'utilizzazione costituzionalmente vietata delle anticipazioni di liquidità. La Corte Costituzionale ha anche riaffermato la distinzione tra le funzioni esercitate dalla sezione delle autonomie e dalle sezioni riunite in speciale composizione della Corte dei Conti: alla prima spetta la funzione di uniformare l'attività consultiva quando nelle sezioni regionali di controllo si crea un contrasto sulle modalità applicative delle tecniche contabili; alle seconde il sindacato giurisdizionale sui controlli di legittimità e regolarità che le sezioni regionali della Corte dei Conti esercitano sugli enti territoriali. Ciò con giurisdizione di merito in unico grado e in via esclusiva come previsto nel nuovo Codice di Giustizia contabile.
Sono stati poi chiariti gli effetti della sentenza sulla gestione contabile degli enti locali che abbiano applicato le norme illegittime ai propri disavanzi: ognuno rideterminerà correttamente i propri disavanzi e provvederà agli accantonamenti secondo le disposizioni vigenti al tempo di ciascuno dei pregressi esercizi. Infine, è stato rivolto un monito al legislatore statale sulla necessità di attuare concretamente il dettato costituzionale dell'articolo 119 della Costituzione in termini di trasferimento delle risorse in favore delle comunità territoriali con minori capacità fiscali per abitante, per consentire l'effettiva erogazione dei servizi e delle prestazioni costituzionalmente necessarie.
PANINI. Sul caso interviene il vicesindaco con delega al Bilancio, Enrico Panini. «Il Comune di Napoli, come tanti altri, in ossequio all'articolo dichiarato ora incostituzionale, ha ritenuto che le anticipazioni di liquidità dovessero essere considerate in conto Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, mentre la Corte costituzionale ritiene che tale anticipazione sia aggiuntiva rispetto al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità e, pertanto, dovesse essere inserita nel risultato di amministrazione. - ha spiegato - Tale pronuncia ha il duplice effetto di richiamare, da un lato, il legislatore statale sulla necessità di rispettare il dettato costituzionale dell’art.119 in merito alla necessità di trasferire risorse in favore delle comunità territoriali con minori capacità fiscali per abitante, al fine di consentire l’erogazione di servizi e prestazioni costituzionalmente necessarie, dall'altro essa coinvolge centinaia di Amministrazioni comunali che, nel corso del tempo, hanno utilizzato tale norma, oggi dichiarata incostituzionale». «Val la pena di ricordare che al Comune di Napoli, pur essendo in Piano di riequilibrio, sono state sottratte, dall’anno di attivazione della procedura di riequilibrio (2012) a tutto il 2019, oltre 700 milioni di euro, modificando le condizioni in base alle quali il Comune aveva aderito al Piano di Riequilibrio mediante la sottrazione di risorse fondamentali per il rientro dal disavanzo. - continua Panini - Il Comune, pur adeguandosi a tale pronuncia secondo tempi e modalità che dovranno essere definiti, ritiene indifferibile un immediato intervento legislativo al fine di colmare le disuguaglianze scaturite da una sentenza che non ha tenuto conto della peculiarità della anticipazione di liquidità e della armonizzazione contabile, in relazione al percorso di riequilibrio in corso di realizzazione. E che la stessa richiesta sia avanzata dalla Corte all'interno del corpo della Sentenza ben ne evidenzia l'urgenza».
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