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01 Febbraio 2020 - 07:00
Il pentito Umberto Schettino racconta il business delle slot machine
NAPOLI. «Giovanni Rubino aveva il compito di fare le chiusure di tutti i conti delle sale da gioco: anche quelle legali, che però hanno anche una parte di gioco illegale. Accanto alle macchinette dello Stato in questi esercizi commerciali ce ne sono alcune del clan Contini, collegate a un loro sito e non ai Monopoli». Le prime dichiarazioni (inedite giornalisticamente) dell’ultimo pentito proveniente dalle file della cosca con base all’Arenaccia, Umberto Schettino, confermano il grande business delle slot machine per il clan Contini. In particolare ne sarebbero coinvolti Alfredo De Feo e Giovanni Rubino (destinatari insieme con Nicola Botta e Massimo Fiorentino della misura cautelare eseguita l’altro ieri), di cui il collaboratore di giustizia ha parlato nell’interrogatorio del 19 luglio 2018. Ecco alcuni passaggi del verbale, con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria. «Io stesso ero presente nella sala Better di………(omissis). Vennero Alfredo De Feo, “Tonino ’o cuozzo”, Giovani Rubino e Gaetano Attardo. …….(omissis) ha due siti legali. De Feo gli disse, davanti a me, che se non prendeva anche il sito loro, cioè non si collegava al sito illegale gestito dal clan, doveva pagare 1000 euro al mese a De Feo per il clan. Gaetano Attardo intervenne dicendo che non potevano fare sconti a nessuno perché era una regola valida per tutti quelli che hanno il gioco nella zona dei Contini. ……….(omissis) preferì collegarsi al sito illegale piuttosto che pagare il fisso. Ebbe poi un controllo della Guardia di Finanza e una multa». Proseguendo nel descrivere l’affare delle macchinette e dei videopoker, Umberto Schettino nel corso dello stesso interrogatorio riferì altri particolari. «Altre tre “Better” hanno i siti di San Giovanniello, cioè i collegamenti al sito di scommesse gestito dal clan. Questi tre ulteriori casi li conosco perché Giovanni Rubino veniva tutte le sere a giocare a “zecchinetta” nelle sale di Gaetano Attardo, sia in via Porzio che all’Arenaccia, in via D’Avalos. Là ci incontravamo un po’ tutti e Rubino commentava con i presenti che era andato a fare il giro di chiusura dei conti delle sale scommesse. Ciò avveniva alla presenza mia, di Ettore Bosti figlio di Patrizio, di Gaetano Attardo e degli altri affiliati in quel momento nel locale. Voglio precisare che se qualcuno dei giocatori non pagava, partivano le batterie dei Contini a punirlo. E questo è un altro modo per garantire i guadagni del clan attraverso queste sale». Infine Umberto Schettino descrisse il profilo di Giovanni Rubino. «Si è sempre occupato soltanto della gestione e del controllo delle sale scommesse per conto del clan. È al centro della “produzione” di milioni di euro all’anno perché gli introiti di questo settore sono elevatissimi e li incassa tutti lui. Prima li portava a “Tonino ’o piccirillo”, ora ad Alfredo De Feo o a Carmine Botta».
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