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In carcere altri due uomini del gruppo “abbasc Miano”

In carcere altri due uomini del gruppo “abbasc Miano”

Ancora ricercato Arcangelo Vitale detto “Angiulillo”, sfuggito al blitz

NAPOLI. E ora manca all’appello con la giustizia soltanto Arcangelo Vitale detto “Angiulillo”, cercato finora inutilmente dai carabinieri che devono eseguire a suo carico l’ordinanza di custodia cautelare per l’appartenenza al gruppo malavitoso “abbasc Miano”. Unico dei 3 che non erano a casa la notte del blitz, giovedì e venerdì, a restare uccel di bosco. Mente si sono consegnati, ponendo fine alla brevissima latitanza, Giuseppe Falcone detto “Mozzarella”, e Vincenzo Cangiano “Marmocchino”, 22 anni. Consigliati presumibilmente dai loro avvocati, si sono presentati direttamente al carcere di Poggioreale, dove gli uomini dell’Arma hanno proceduto alla notifica del provvedimento restrittivo. Tutti e 3 ritenuti compartecipi del clan con a capo Matteo Balzano “’o piccirillo”, anch’egli 22enne.   Il gruppo di “abbasc Miano” si era distaccato dai Nappello insieme ai Cifrone per poi separarsi anche da questi ultimi. Una scissione nella scissione di cui si sono resi protagonisti negli ultimi anni gli affiliati ai Balzano, colpiti da una mazzata giudiziaria potentissima: 35 misure cautelare, di cui 34 eseguite, per associazione di tipo mafioso, armi, stupefacenti, estorsione e usura. I 3 capi del sodalizio, erede indiretto dei Lo Russo, si trovano ora in carcere: Matteo Balzano; Gianluca D’Errico detto “Fragolino”, 28enne, e Salvatore Scarpellini “Cichilotto”, 24enne. Tutti frequentatori della parte bassa di Miano, la zona più antica del rione, in cui i giovani ras del direttivo avevano impiantato 2 fiorenti piazze di spaccio. A condurre le indagini, coordinate dalla procura antimafia, e a eseguire i provvedimenti restrittivi sono stati i carabinieri del comando provinciale e la Direzione investigativa antimafia di Napoli. L’inchiesta abbraccia un periodo di circa 2 anni, durante il quale gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione sulle “giovani leve” del clan che, dopo gli arresti e i pentimenti di esponenti di vertice del clan Lo Russo, hanno assunto il controllo della zona. Controllo garantito anche dai solidi legami con affiliati detenuti da cui, nonostante lo stato di detenzione, hanno continuato a ricevere consigli e direttive grazie ai contatti mantenuti dai familiari. Ciò ha consentito ai reclusi di partecipare alla vita del clan impartendo direttive sulle attività illecite da compiere. La roccaforte del gruppo Balzano-D’Errico-Scarpellini è la parte bassa di via Valente mentre i Cifrone si sono stabilizzati nella zona di via Janfolla. La guerra è andata avanti in più fasi. Ne sono la prova il ferimento di Luigi Torino (figlio di Salvatore “’o gassusaro” pentitosi poi insieme a Ettore Sabatino) e successivamente l’attentato incendiario contro l’abitazione del padre di Luigi Cifrone, il ras rivale dei Balzano. Episodio per cui sono indagati (come anticipato dal nostro giornale nei giorni scorsi) lo stesso Balzano, Stefano Bocchetti (poi ucciso il 23 gennaio), Giovanni Borriello, Gianluca D’Errico, Salvatore Scarpellini e Giovanni Scarpellini.

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