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15 Febbraio 2020 - 07:00
Ipotesi vendetta del clan: avvertimento per la famiglia Carra dopo il pentimento di Gennaro
NAPOLI. Voci e segnalazioni di spari e minacce, intimidazioni vere o presunte, confidenze ma nessuna denuncia formale. Eppure gli investigatori di polizia e carabinieri sono sicuri che dietro il rinnovato clima di tensione negli ambienti di malavita del rione Traiano ci sia la volontà dei clan della zona di vendicarsi del pentimento di Gennaro Carra, un pezzo da novanta del clan Cutolo-“Borotalco” per aver sposato la figlia del boss Salvatore. Il collaboratore di giustizia faceva affari con il figlio di quest’ultimo, Vincenzo, poi ha improvvisamente virato verso la Stato. E ora gli altri gruppi del Rione e di Soccavo, o alcuni di essi, vorrebbero, secondo le notizie raccolte presso gli informatori dalle forze dell’ordine, allontanare i familiari dal territorio costringendoli con le buone o le cattive a lasciare le loro abitazioni. Quasi tutti infatti non hanno accettato il programma di protezione. L’ultimo allarme è di due notti fa. Con una telefonata anonima la polizia è stata avvertita che c’era stata una sparatoria in viale Traiano e così si sono precipitati in zona gli agenti di due Volanti dell’Ufficio prevenzione generale della questura. In strada non c’era nessuno e gli uomini in divisa hanno avuto inizialmente difficoltà a raccogliere informazioni per poi apprendere che qualcosa era successo. Senza però trovare bossoli o altri segni, tipo fori sui muri delle palazzine o in balconi o finestre, come prova di un raid armato. Ovviamente resta in piedi l’ipotesi di una sparatoria con pistole a tamburo o semplicemente di un’intimidazione a voce. Mentre non ci sono conferme per mancanza di riscontri oggettivi su presunti colpi d’arma da fuoco che sarebbero stati esplosi in un’altra occasione contro la finestra dell’abitazione della moglie del boss Salvatore. Una voce girata insistentemente nel quartiere nelle ultime 24 ore, rimasta soltanto tale. La zona in cui maggiormente ha influenza il clan Cutolo è la cosiddetta “44” in via Marco Aurelio. Ma i “Borotalco” sono considerati esponenti di spicco di malavita nell’intero rione Traiano anche per la parentela con i Puccinelli, storicamente presenti sul territorio. Lo dimostra anche il curriculum del ras salvatore, detenuto dopo molti anni trascorsi in libertà. Cinquantotto anni, soprannominato “Borotalco” da quand’era giovane, il pregiudicato fu scarcerato grazie all’indulto ad agosto del 2008. Da allora è rimasto a lungo libero per anni e non è incorso in nessuna inchiesta giudiziaria. Anche per lui come per Davide Leone, con il quale condivide la circostanza della parentela con i Puccinelli (di cui è cognato), vale lo stesso ragionamento: gli investigatori lo considerano da anni uno dei ras emergenti del rione Traiano, capace di creare un gruppo intorno a sé. Tant’è vero che nel 2004-2205 nelle mappe sulla camorra dell’area occidentale di Napoli si scriveva di un gruppo “Cutolo-Troncone”, riferendosi all’alleanza con Fuorigrotta in chiave anti Grimaldi-Scognamillo di Soccavo.
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