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“Abbasc Miano”, chiuso il cerchio: in carcere anche Angelo Vitale

“Abbasc Miano”, chiuso il cerchio: in carcere anche Angelo Vitale

NAPOLI. Trentacinque su 35. L’altro ieri sera si è consegnato anche l’ultimo dei ricercati per l’operazione contro il clan di “abbasc Miano”, ossia i Balzano-D’Errico-Scarpellini. Arcangelo Vitale detto “Angiulill” ha percorso la stessa strada di Giuseppe Falcone “Mozzarella” e Vincenzo Cangiano “Marmocchino”, presentandosi direttamente al carcere di Secondigliano, dove l’hanno raggiunto i carabinieri del comando provinciale di Napoli per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare. Il 51enne non è accusato di associazione mafiosa ma di traffico di droga, occupandosi secondo l’accusa essenzialmente della piazza di cocaina di via Janfolla.   Il gruppo di “abbasc Miano” si era distaccato dai Nappello insieme ai Cifrone per poi separarsi anche da questi ultimi. Una scissione nella scissione di cui si sono resi protagonisti negli ultimi anni gli affiliati ai Balzano, colpiti da una mazzata giudiziaria potentissima: 35 misure cautelare, tutte eseguite, per associazione di tipo mafioso, armi, stupefacenti, estorsione e usura. I 3 capi del sodalizio, erede indiretto dei Lo Russo, si trovano ora in carcere: Matteo Balzano; Gianluca D’Errico detto “Fragolino”, 28enne, e Salvatore Scarpellini “Cichilotto”, 24enne. Tutti frequentatori della parte bassa di Miano, la zona più antica del rione, in cui i giovani ras del direttivo avevano impiantato 2 fiorenti piazze di spaccio. A condurre le indagini, coordinate dalla procura antimafia, e a eseguire i provvedimenti restrittivi sono stati i carabinieri del comando provinciale coordinati dal la Direzione investigativa antimafia di Napoli. L’inchiesta abbraccia un periodo di circa 2 anni, durante il quale gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione sulle “giovani leve” del clan che, dopo gli arresti e i pentimenti di esponenti di vertice del clan Lo Russo, hanno assunto il controllo della zona. Controllo garantito anche dai solidi legami con affiliati detenuti da cui, nonostante lo stato di detenzione, hanno continuato a ricevere consigli e direttive grazie ai contatti mantenuti dai familiari. Ciò ha consentito ai reclusi di partecipare alla vita del clan impartendo direttive sulle attività illecite da compiere. La roccaforte del gruppo Balzano-D’Errico-Scarpellini è la parte bassa di via Valente mentre i Cifrone si sono stabilizzati nella zona di via Janfolla. La guerra è andata avanti in più fasi. Ne sono la prova il ferimento di Luigi Torino (figlio di Salvatore “’o gassusaro” pentitosi poi insieme a Ettore Sabatino) e successivamente l’attentato incendiario contro l’abitazione del padre di Luigi Cifrone, il ras rivale dei Balzano. Episodio per cui sono indagati (come anticipato dal nostro giornale nei giorni scorsi) lo stesso Balzano, Stefano Bocchetti (poi ucciso il 23 gennaio), Giovanni Borriello, Gianluca D’Errico, Salvatore Scarpellini e Giovanni Scarpellini.

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