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Piano per il Sud? Ecco cosa servirebbe

Piano per il Sud? Ecco cosa servirebbe

La presa in giro Il progetto del Governo. Trascura i settori essenziali di cui il Mezzogiorno ha bisogno

NAPOLI. Il nuovo piano per il Sud non mette in cantiere nulla, non sceglie, non innova, non fa la differenza. Il ministro Provenzano (nella foto) è senz’altro da apprezzare ma è circondato da tecnici e burocrati incapaci, che non studiano, non creano valore nelle loro proposte, ricalcano schemi vetusti. Quello di cui non ha bisogno il Sud per crescere. Andiamo nello specifico.

INDUSTRIA TURISTICA. Napoli e il Mezzogiorno sono carenti di infrastrutture. Nella capitale del Mezzogiorno ancora gli aerei atterrano su una pista costruita dagli americani nella Seconda guerra mondiale. Per capire il danno che la mancanza di strutture aeroportuali arreca al Mezzogiorno basti pensare che da quando Milano si è dotata grazie allo Stato (quindi nessun investimento locale, a tacitare quanti pensano che lo sviluppo sia un fatto che scaturisca dalla capacità autoimprenditoriale) di un hub intercontinentale la Lombardia è diventata la prima destinazione turistica nazionale. Dei flussi turistici nazionali solo il 13% tocca il Sud (Sicilia, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata), meno della provincia autonoma di Bolzano. Basterebbe questo dato a tacitare tanti sindaci o politicucci di quart’ordine che alla vista di qualche week end pieno di gente per strada grida al miracolo. Gridano alla loro ignoranza, un conto è la percezione un conto sono i dati. Napoli per diventare una città con una industria turistica adeguata ha bisogno di uno scalo intercontinentale.

INFRASTRUTTURE Per rilanciare i porti meridionali servono zone franche nei porti, collegamenti con gli interporti (non come in Campania con centri commerciali negli interporti privati, per far arricchire i privati e per distruggere l’intermodalità, vedi i casi di Marcianise-Maddaloni e Nola, due esempi di maxispeculazione edilizia su cui le procure competenti lavorano con venti anni di ritardo); servono piani di infrastrutture e di collegamenti nei porti strategici (e lo stesso accordo Cina Italia per la via della Seta li ha esclusi). Serve una politica che privilegi le zone franche nei porti, e non in zone che nulla hanno a che fare con il Sud e con il rilancio del Sud (hanno esteso le zone franche nel Veneto); inoltre una politica portuale è una politica cantieristica, non si capisce perchè la Fincantieri non prediliga Castellammare o altri bacini al posto di località con la piena occupazione a Genova o a Monfalcone. Per quale motivo Castellammare non deve diventare la capitale della cantieristica? Perchè Fincantieri predilige piani contro il Mezzogiorno? Sarebbe interessante una bella interrogazione del ministro aivertici della partecipata pubblica. Nel piano per il Sud né i porti né la cantieristica hanno spazio.

ALTA VELOCITA. Le azioni sono poche. Progetto esecutivo, finanziamento del Cipe, tutte cose mai fatte, di proclami il Mezzogiorno è stufo; perchè le procedure veloci, come per il ponte Morandi a Genova, non si applicano alla linea della Tav Salerno Reggio?

OLIMPIADI ED EVENTI PUBBLICI. Negli ultimi venti anni tra Colombiadi, Torino Olimpiadi invernali, Milano Olimpiadi invernali, Milano Expo, sono stati investiti dallo Stato decine di miliardi di euro solo ed esclusivamente nella Padania. Per quale ragioni gli eventi internazionali e nazionali devono avere sede solo sopra Roma? il piano per il Sud dovrebbe equiparare gli investimenti anche per questo.

TRASPORTO PUBBLICO LOCALE. Gli investimenti sulla rete sono fermi in tutto il Sud. Ma d’altra parte se i fondi per la coesione territoriale continuano a essere trasferiti nel Nord è ovvio che qualcosa non quadra. In questa dinamica ci saremmo aspettati che da oggi nelle regioni straricche del Nord non sarà speso un solo euro dei fondi destinati al Mezzogiorno, come dice anche l’Unione Europea. 

INVESTIMENTI IN CULTURA. Il fatto che non si accenni a nulla in tema di infrastrutture culturali è la dimostrazione plastica dell’ignoranza dei nostri ceti dirigenti. Il piano per rilanciare il turismo al Sud deve avere dei capisaldi. Ad esempio la Reggia di Portici andrebbe restaurata, spostando la facoltà di agraria in tre ville vesuviane che così sarebbero recuperate, e nella Reggia rinata tornerebbero milioni di nuovi turisti. Un piano per il Sud non può non far riferimento al nuovo obiettivo di rendere Portici come Caserta. Andrebbero creati altri tre parchi archeologici come Pompei e Ercolano. Quelli di Cuma ed Oplonti con la meravigliosa villa della moglie dell’imperatore Nerone che tutto il mondo ci invidia. Il parco archeologico dei campi flegrei con le meraviglie delle ville imperiali sarebbe anche un altro ente speciale come Pompei. Andrebbe creata autonomia e un ente come quello di Pompei anche per Stabia, città che merita attenzione e avrebbe tutte le carte in regola per attrarre una caterva di visitatori. Insomma ci sono emergenze che vanno assolutamente risolte. Il piano per il Sud deve dare risposte operative. In Calabria vanno creati parchi archeologici per le aree di Locri, Crotone e Sibari, come fatto con Paestum.

IL GAP BANCARIO. Il piano per il Sud nulla dice sull’immenso patrimonio statale speso per i fallimenti di Mps, le banche venete e la banca popolare di Bari. Un piano che abbia a cuore il Mezzogiorno imporrebbe ai ladri di Torino che rubarono il Banco di Napoli di restituire il marchio e rifondare con i resti dei tre gruppi bancari falliti un nuovo soggetto bancario che abbia sede a Napoli. Sarebbe necessario restituire al nuovo Banco di Napoli anche le partecipazioni rubate, come quella della Banca d’Italia. Non è possibile ripartire con nuove imprese se il costo del credito nel Sud, per colpa delle banche di Milano e del Nord, è 3 o 4 punti superiore alla media nazionale.

CDP, ILVA E BAGNOLI. Le questioni industriali devono avere un posto, la riconversione delle aree industriali deve essere portata avanti. Questione fondamentale è far capire che la Cassa depositi e prestiti vive esclusivamente del risparmio del Sud, ridicolo far investire quei soldi in iniziative fallimentari del Nord Italia. La Cdp deve ritornare a investite esclusivamente nel Mezzogiorno, questa è la strada maestra per risollevare l’economia di questa parte del nostro paese colonizzata e ridotta in macerie.

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