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Fallimenti pilotati, nei guai i titolari del “Bar Riviera”

Fallimenti pilotati, nei guai i titolari del “Bar Riviera”

NAPOLI. Grazie a un raffinatissimo sistema di intestatari fittizi e fallimenti pilotati la famiglia Nunziante sarebbe riuscita a gestire per circa trent’anni il noto “Gran Bar Riviera” massimizzando i profitti a nero e omettendo i pagamenti dovuti all’Erario e all’Ente di previdenza nazionale. È questa l’ipotesi accusatoria alla quale è giunta la guardia di finanza di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura relativa a una serie di presunti fallimenti pilotati di società di ristorazione e produzione dolciaria.
Le fiamme gialle hanno così notificato quattro divieti di dimora nel comune di Napoli a carico di Alberto Nunziata, 49 anni; Simona Nunziata, 53 anni; Marina Nunziata, 54 anni; e del commercialista, già di recente coinvolto in altri procedimenti, Alessandro Gelormini, 77 anni. Il gip Fabrizio Finamore ha anche disposto il sequestro preventivo delle quote societarie della “Gros Riviera Srl in liquidazione” e del suo complesso aziendale. Nel registro degli indagati risultano poi iscritte altre quattro persone, non destinatarie però di misure cautelari restrittive: Marilena Patierno, 76 anni; Alfonso Mazzucchi, 80 anni; Antonio Gigante, 66 anni; e Umberto Scala, 54 anni. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, per circa trent’anni il nucleo familiare e il loro commercialista avrebbero determinato i fallimenti di quattro società di ristorazione avvalendosi di compiacenti “teste di legno”, per evitare di pagare imposte e contributi. Sotto la lente di ingrandimento della guardia di finanza sono finite, in particolare, una serie di condotte di bancarotta fraudolenta relative ai fallimenti di società risultate amministrate dalla famiglia Nunziata, o comunque a lei riconducibile.
La vicenda viene minuziosamente ricostruita nel provvedimento cautelare firmata dal gip Fabrizio Finamore: «Le società fallite “Riviera Srl”, “Itaca Spa” e “Sogeri Srl” - scrivono gli inquirenti - sono servite per la gestione dell’attività imprenditoriale che ha dato maggior lustro e profitto ai Nunziata, ovvero il “Gran Bar Riviera” della riviera di Chiaia». Non solo, «mediante la fallita “Icoffee Srl, invece, è stato dapprima amministrato un bar sito all’interno dell’esercizio commerciale Fnac e poi una rivendita di dolciumi denominata “La pastiera napoletana”, sita in via Benedetto Croce». Dalla lettura delle 136 pagine del provvedimento cautelare appare a dir poco emblematica, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria per tutti gli indagati, la vicenda della “Riviera Srl”, «costituita nel 1991 e dichiarata fallita il 15 settembre 2016, avente a oggetto la gestione del laboratorio pasticceria di via Santa Maria in Portico, a servizio del “Gran Bar Riviera”. La “Riviera Srl” - scrivono i pm - è stata gestita secondo uno schema che si ripeterà poi anche per la “Sogeri Srl”. In principio l’amministrazione veniva affidata a soggetti che avevano un effettivo ruolo decisionale e solo successivamente, quando iniziava lo stato di crisi, «causato tra l’altro da operazioni dolose, l’attività di impresa veniva intestata a delle vere e proprie “teste di legno”». Un sistema di intestatari fittizi, individuati tra soggetti indigenti o tra i dipendenti che non volevano perdere il posto, che avrebbe consentito ai Nunziata di gestire il “Gran Bar Riviera” «massimizzando i profitti “a nero” e omettendo sistematicamente i pagamenti all’Erario».

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