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Arsenale per il clan Giuliano, assolti babyras della paranza

Arsenale per il clan Giuliano, assolti babyras della paranza

NAPOLI. Il posizionamento delle impronte digitali scagiona i due babyras della “paranza dei bambini”. Colpo di scena al termine del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato, il gip Rossetti assolve per non aver commesso il fatto Giuliano Cedola e Alessio Vicorito, rampolli della camorra di Forcella inquadrati dalla Procura distrettuale antimafia come esponenti di punta del cartello Amirante-Brunetti-Sibillo-Forcella, quello - per intenderci - che pochi anni fa mise a ferro e a fuoco il centro storico di Napoli nel corso della spietata guerra che lo vide contrapporsi alle famiglie Buonerba-Mazzarella.
Cedola e Vicorito sono stati prima denunciati a piede libero e poi rinviati a giudizio in quanto, secondo la ricostruzione accusatoria, l’arsenale recuperato dalla polizia in un cortile di vico dei Carbonari il 17 marzo del 2015 sarebbe stato nella loro disponibilità. Durante quella perquisizione, infatti, gli investigatori del commissariato Vicaria-Mercato recuperarono, nascosti nel vano sottosella di uno scooter, due pistole, quasi 150 munizioni, due cappellini della polizia di Stato e tre pettorine, anch’esse della polizia di Stato. Le forze dell’ordine risalirono a Cedola, Vicorito e Carmine Guasco (che ha però scelto di essere processato con il rito ordinario) dopo aver individuato su alcune buste di plastica sette impronte digitali compatibili con le loro.
Ed è a questo punto che è entrato in gioco il minuzioso lavoro di controindagine portato avanti dai difensori degli imputati: l’avvocato Roberto Saccomanno per Alessio Vicorito e Leopoldo Perone per Giuliano Cedola. Il tandem difensivo, in particolare, ha sostenuto e dimostrato che le impronte riconducibili ai due presunti babyras erano state individuate su delle buste che in realtà non contenevano però nessuna delle pistole finite sotto sequestro. Tradotto, secondo la difesa non era possibile collegare la disponibilità di quell’arsenale ai due imputati con certezza assoluta, anzi. Le argomentazioni sostenute sembrano aver decisamente fatto breccia nel convincimento del giudice di primo grado, che ha quindi deciso di assolvere sia Alessio Vicorito che Giuliano Cedola. Il pubblico ministero della Dda, dal canto suo, aveva invocato 4 anni e 6 mesi di reclusione a testa per i due imputati. A spuntarla è stata però la linea difensiva. Nonostante l’assoluzione, Giuliano Cedola, a differenza di Vicorito jr (figlio del boss Luigi), resta detenuto in quanto già imputato e condannato per la sua partecipazione al clan Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo. Con il verdetto pronunciato ieri mattina dal gip Rossetti è stata dunque scritta l’ennesima pagina giudiziaria del tracollo della “paranza dei bambini”, il gruppo criminale disarticolato tra la fine del 2015 e il 2016, responsabile dell’atroce faida con i Buonerba-Mazzarella. La stessa guerra in cui, il 2 luglio del 2015, perse la vita il ras Emanuele Sibillo.

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