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Spaccio per i Sibillo, annullate tre condanne

Spaccio per i Sibillo, annullate tre condanne

Intercettazioni inutilizzabili, la Cassazione dispone un nuovo processo d’appello per i babyras

NAPOLI. Gli atti indagine non erano utilizzabili, o meglio andavano rafforzati con un ulteriore “approfondimento”, e per i babyras del clan Sibillo scatta l’inattesa cancellazione delle condanne rimediate in primo e secondo grado. La quinta sezione della Corte di Cassazione, accogliendo la linea del collegio difensivo, ha disposto la celebrazione di un nuovo processo di merito per Luca Capuano “’o cafone” (nella foto), Antonio Rivieccio, entrambi difesi dall’avvocato Giovanni Abet, e Francesco Pio Corallo. La palla, dunque, ripassa adesso ai giudici della Corte d’appello, chiamati a emettere un nuovo verdetto che tenga conto del pronunciamento della Cassazione. I tre giovani esponenti della “paranza dei bambini”, già imputati in numerosi altri procedimenti, in questa vicenda erano accusati di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. I tre, insieme ad Antonio Esposito, erano infatti finiti in manette nell’ambito dell’attività di indagine scaturita in seguito al ferimento di un uomo che, nel pieno dell’ultima faida di Forcella, venne raggiunto - per fortuna in maniera non letale - da un colpo di pistola esploso al culmine di una violenta lite avvenuta tra Luca Capuano e Anna Astuto. I sicari, stando a quanto emerso dall’inchiesta, puntavano in realtà a Capuano, la vittima fu quindi ferita per errore mentre si trovava all’interno della propria auto. Raccolte le confidenze di una fonte confidenziale, gli inquirenti dispongono dunque una fitta attività di intercettazione ambientale. Dai dialoghi registrati nei mesi successivi della forze dell’ordine emerge quindi l’acquisto di mezzo chilo di hashish, che sarebbe stato poi rivenduto al dettaglio, e di altri 170 grammi di cocaina. Il possesso di quei carichi di droga viene quindi attribuito a Capuano, Esposito, Rivieccio e Corallo. Il collegio difensivo, Codice di Procedura penale alla mano, ha però sostenuto e dimostrato, che lo spunto fornito dalla “talpa” sarebbe poi dovuto essere stato ribadito almeno da un’altra fonte. Da qui l’annullamento con rinvio.  

luni

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