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20 Febbraio 2020 - 16:35
NAPOLI. Società portate al fallimento per aumentare i profitti e ridurre al minimo i versamenti all’Erario, il commercialista Alessandro Gelormini a un certo punto avrebbe provato a sfilarsi dall’“affare”. La circostanza emerge a chiare lettere dal provvedimento cautelare che due giorni fa ha portato all’esecuzione di quattro divieti di dimora a Napoli: tre a carico della famiglia Nunziata, titolare dello storico “Gran Bar Riviera” (nella foto), e uno del commercialisti Gelormini. Quest’ultimo, sottoposto a interrogatorio appena il 30 ottobre scorso, ha reso una circostanziata e piuttosto eloquente ricostruzione della vicenda: «Io curavo la situazione di Mazzucchi (Alfonso, ndr) nei rapporti con la curatela e per questo motivo chiesi a Umberto Scala, consulente dei Nunziata, di chiedere a questi ultimi di procurare la provvista per il pagamento della transazione. Umberto Scala mi ha detto che lui è l’amministratore della nuova società e che la gestisce per i Nunziata. Anzi no, mi disse che i Nunziata sono i suoi dipendenti. Io ho smesso a un certo punto di lavorare per i Nunziata perché non avevo più voglia di lavorare per loro». Gelormini è finito sotto indagine in quanto componente del consiglio di amministrazione della “Riviera Srl” dal 1994 al 1995 e amministratore della stessa dal 2003 al 2005.
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