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21 Febbraio 2020 - 09:10
Il 31enne Enrico De Martino ammette gli addebiti, ma per gli inquirenti le armi non erano sue
NAPOLi. Dietro l’arsenale, con tanto di fucili d’assalto, recuperato ad Agnano ci sarebbe lo zampino dei reduci e dei nuovi ras del clan Esposito di Cavalleggeri D’Aosta. È questa l’ipotesi incardinata dalla Procura di Napoli nel decreto di fermo che due giorni fa ha colpito Enrico De Martino, 31 anni; la compagna Maria Di Pierno, 40 anni; Anna Chiaiese, 29 anni; e Jouseff Abbumusli, 27 anni. Un’accusa pesante come un macigno, ma che non è basta ad assicurare la permanenza in carcere dei quattro presunti armieri della cosca di Napoli Ovest. Al termine dell’udienza di convalida celebrata ieri mattina è infatti rimasto dietro le sbarre soltanto De Martino, vale a dire la persona che si è addebitata il possesso delle armi sequestrate. Il primo esito giudiziario ha dunque visto vittoriosa la strategia portata avanti innanzi al gip dall’avvocato Rocco Maria Spina, difensore di tutti e quattro gli indagati. I riflettori della difesa si sono orientati, in particolare, sull’informativa di reato redatta da inquirenti e investigatori, secondo i quali i due fucili d’assalto e le relative munizioni erano in realtà nella disponibilità di Jouseff Abbumusli, 27enne con alle spalle diversi precedenti per armi, estorsione aggravata dall’articolo 7 e, soprattutto, una sospetta vicinanza al gruppo Esposito. A sparigliare le carte in tavola ci ha però pensato il 31enne De Martino, proprietario dell’immobile di contrada Pisciarelli all’interno del quale i poliziotti della Squadra mobile e del commissariato Bagnoli hanno scoperto l’arsenale martedì mattina. De Martino, che aveva alle spalle soltanto un vecchio precedente per oltraggio a pubblico ufficiale, ha infatti ammesso gli addebiti sostenendo che le armi fossero le sue. Preso atto del mutato quadro indiziario e accogliendo l’istanza del difensore Spina, il giudice per le indagini preliminari ha dunque deciso di non convalidare i fermi per Di Pierno, Chiaiese e Abbumusli. Le indagini sul caso sono però tutt’altro che chiuse. A breve arriveranno infatti gli esiti degli accertamenti tecnici eseguiti dalla Scientifica. Gli investigatori che stanno lavorando al caso non escludono che sia il fucile mitragliatore che la mitraglietta possano essere già stati impiegati in recenti fatti di sangue o sparatorie messe a segno a scopo intimidatorio. Queste ultime sono state del resto settimane a dir poco tese. Tra i quartieri Bagnoli e Soccavo si registra infatti una nuova, violenta fibrillazione camorristica. Tensioni che, sempre secondo la valutazioni degli inquirenti che monitorano la mala di Napoli Ovest, potrebbero essere state innescate dalle recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gennaro Carra, ex ras del clan Cutolo della “44”. Proprio a quei verbali ha fatto seguito prima una stesa su viale Traiano e, pochi giorni dopo, l’incendio di due auto in via Boezio. Un quadro, insomma, tutt’altro che rassicurante.
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