Tutte le novità
26 Febbraio 2020 - 13:56
NAPOLI. Ha raccolto le confidenze di Salvatore Fido, quando erano compagni di carcere e, una volta diventato collaboratore di giustizia, Umberto D’Amico le ha buttate fuori parlando con i pubblici ministeri dell’Antimafia: «Totore mi disse che aveva partecipato all’omicidio di Enzo». La ciliegina sulla torta delle indagini sull’omicidio di Vincenzo Di Pede, che già puntavano sul 32enne reggente del clan Mazzarella (fino al momento del suo arresto per camorra). Così, da ieri mattina Fido ha un problema giudiziario in più e non da poco: è accusato di aver partecipato con un ruolo primario, non di esecutore materiale ma di organizzatore, all’agguato che il 25 agosto 2012 segnò la rottura definitiva con i Formicola, da quel momento passati con i Rinaldi-Reale formando un asse ancora più pericoloso. Sono stati i poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della Questura di Napoli (dirigente Antonio Salvago, vice questore Massimiliano Russo) a lavorare intensamente alla soluzione del caso con il coordinamento della Procura antimafia. Investigatori e inquirenti hanno raccolto le dichiarazioni di Umberto D’Amico, personaggio di spicco del clan dei “Gennarella” del rione Villa di San Giovanni a Teduccio, raffrontandole con gli elementi emersi già nel corso dei primi accertamenti e successivamente. È scattata così, nel luglio scorso, la richiesta di una misura cautelare per salvatore Fido, firmata dal giudice per le indagini preliminari alcuni giorni fa ed eseguita ieri dagli investigatori di via Medina. Il provvedimento restrittivo all’indagato (da considerare innocente fino all’eventuale condanna definitiva) è stato notificato in carcere, dove si trova per l’inchiesta sul clan Mazzarella guidato da Francesco detto “Franco ’o parente” (fratello di Roberto) culminata in 9 arresti a novembre 2018. Per l’agguato costato la vita a Vincenzo Di Pede, uomo legato ai Formicola pur non essendo considerato dai pm un affiliato organico, furono arrestati cinque mesi dopo Rosario Guadagnolo come presunto esecutore materiale e Raffaele Russo, che guidava lo scooter. La vittima 41enne stava percorrendo corso Protopisani quando scattò l’agguato, preceduto da minacce da parte di “mazzarelliani” nelle settimane precedenti. Viaggiava in motocicletta con la compagna e il delitto inizialmente non sembrava tale, tant’è vero che si pensava a un tragico incidente stradale in quanto il cranio fracassato dell’uomo poteva essere stato provocato dalla caduta dal mezzo. Ma proprio la giovane donna aveva messo in allerta i primi investigatori giunti sul posto (i vice questori Fulvio Filocamo e Gianluca Aurilia, allora alla squadra mobile della questura insieme ai loro collaboratori) e gli uomini della squadra giudiziaria del commissariato San Giovanni-Barra (guidati in quel periodo dal dirigente Pietro De Rosa). A tutti la donna raccontò, nonostante la comprensibile concitazione del momento, che il compagno Vincenzo Di Pede aveva perso il controllo del mezzo dopo essere stato affiancato da due giovani in sella a un altro scooter e, soprattutto, in concomitanza con dei rumori simili quelli di colpi di arma da fuoco. Poi la caduta mentre i sicari fuggirono. Ieri l’ennesimo colpo di scena si è abbattuto sulla vicenda.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo