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03 Marzo 2020 - 07:00
Rapina nel sangue a Santa Lucia. Il complice del 15enne ucciso ai pm: «Ci servivano soldi, volevamo andare a ballare». Il carabiniere indagato per omicidio volontario
NAPOLI. Omicidio volontario. È questa l’ipotesi di reato provvisoria con la quale è iscritto da ieri nel registro degli indagati il carabiniere 23enne che nella notte a cavallo tra sabato e domenica ha fatto fuoco, uccidendolo, contro Ugo Russo, il 15enne di Montecalvario che un istante prima aveva provato a rapinarlo del Rolex. Il militare dell’Arma, assistito dall’avvocato Enrico Capone, nel corso del lungo interrogatorio al quale l’hanno sottoposto il sostituto procuratore Simone De Roxas e l’aggiunto Rosa Volpe ha sostenuto «di aver agito con la massima professionalità» e di essere «molto dispiaciuto per la morte del ragazzino». Argomentazioni, le sue, che non hanno però fatto breccia nella pubblica accusa: da qui l’aggravamento della contestazione. Allo sviluppo dell’indagine, oltre agli accertamenti balistici eseguiti al civico 28 di via Generale Orsini, cioè sulla scena del crimine, ha contribuito in maniera fin qui determinante la testimonianza resa davanti ai pm da F.D.C., il complice 16enne di Russo. Interrogato fino al tardo pomeriggio di domenica, l’adolescente del Pallonetto di Santa Lucia, difeso dall’avvocato Mario Bruno, ha ricostruito con dovizia di particolari la drammatica sparatoria costata la vita all’amico: «Io guidavo il motorino - ha messo a verbale - Ugo si è avvicinato all’auto e ha preteso dal guidatore la consegna dell’orologio. Ero distante circa tre metri, ma ho visto quello che è successo. L’autista (il carabiniere, ndr) ha fatto un gesto con la mano, come se fosse in procinto di sfilarsi il Rolex, ma all’improvviso ha tirato fuori la pistola e ha esploso un primo colpo». Ferito ma ancora in piedi e vigile, Russo avrebbe quindi provato a raggiungere l’amico che si trovava sullo scooter: «Ha fatto un balzo indietro - ha ricordato il 16enne del Pallonetto - e si stava avvicinando verso di me, quando è stato esploso un secondo colpo, quello che forse l’ha ferito alla nuca». Attimi di caos e puro terrore: «A quel punto ho solo pensato a scappare, ma lui ha acceso la macchina e subito dopo ho sentito una terza esplosione». Il complice riesce ad allontanarsi dal posto, all’1,07 si precipitano in via Orsini i soccorritori del 118: la situazione appare subito disperata. Intorno alle 2,30 Ugo Russo esala il suo ultimo respiro. Nell’ospedale Pellegrini scoppia il finimondo. Un gruppo di persone, parenti e amici della vittima, devastano il pronto soccorso della Pignasecca determinando l’interruzione del servizio fino al giorno successivo: per questa vicenda è stato aperto un secondo fasciolo, al momento a carico di ignoti. L’inchiesta rischia però di farsi subito in salita. Il locale del nosocomio oggetto dal raid non sarebbe infatti coperto da telecamere di videosorveglianza. Stesso copione in via Orsini: lungo i 350 metri della strada sono presenti sette occhi elettronici. Nessuno di questi, però, era puntato sulla scena del crimine.
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