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03 Marzo 2020 - 07:00
NAPOLI. Gli spari a bruciapelo, l’amico riverso a terra in una pozza di sangue e in testa quelle parole che non potrà mai dimenticare: «Scappa, quello mi ha ucciso». È un racconto concitato e drammatico, quello che F.D.C., 17 anni ancora da compiere, ha affidato al nonno nell’immediatezza dei fatti. Il complice di Ugo Russo, il ragazzino ucciso sabato notte dal carabiniere che aveva provato a rapinare, dopo una breve fuga in via Nazario Sauro aveva trovato riparo nell’abitazione del congiunto al Pallonetto di Santa Lucia. Ed è proprio al nonno che il giovanissimo bandito ha affidato la prima testimonianza a caldo prima di finire in manette. A raccontare la circostanza è stato il 70enne in persona, incrociato ieri pomeriggio a Santa Lucia da Vittorio Introcaso, inviato Rai per la trasmissione “Storie italiane”. Il nonno del 16enne, superato l’iniziale momento di ritrosia, ha quindi accettato di riportare la propria testimonianza. Quello che ne è venuto fuori è stato un racconto intriso di rabbia e dolore: «Non conoscevo Ugo - ha subito precisato il nonno del complice - ma quello che gli è accaduto è un dramma che non si può spiegare a parole. Ricordo che era da poco passata l’una e mezza. Stavo guardando la televisione, quando all’improvviso suona il campanello di casa». Ancora un istante e la vita di tre interi nuclei familiari sarà devastata per sempre: «Ho aperto la porta e sull’uscio c’era mio nipote sconvolto. Impaurito e con le lacrime agli occhi mi ha subito detto “nonno, è successa una tragedia”». A questo punto il 70enne del Pallonetto riferisce il contenuto della conversazione avuta con il nipote: «Mi ha spiegato che lui e il suo amico si trovavano a Santa Lucia e che avevano commesso uno sbaglio. Avevano bisogno di soldi, ma i genitori non glieli avevano voluti dare. Ma avevano deciso di divertirsi, che a tutti i costi sarebbero dovuti andare a ballare». Da lì alla drammatica rapina il passo sarà purtroppo dannatamente breve: «Dopo aver individuato l’obiettivo - ha spiegato il nonno del 16enne - Ugo si sarebbe avvicinato alla macchina guidata dal carabiniere. Stando a quanto riferitomi da mio nipote, l’uomo era in procinto di consegnargli l’orologio, quando all’improvviso è partito un primo colpo. Il tempo di voltarsi ed ecco che è stato esploso anche il secondo». A quel punto Ugo Russo, ancora cosciente, avrebbe guardato l’amico e gli avrebbe urlato: “Scappa, mi ha ucciso, mi ha ucciso!”. I retroscena non sono però finiti qui. Stando infatti a quanto riferito da F.D.C., il militare avrebbe poi premuto il grilletto almeno un’altra volta: «Mio nipote mi ha spiegato che non appena ha iniziato a scappare ha sentito altri due colpi, era convinto che anche lui sarebbe morto». La corsa disperata del 16enne del Pallonetto ha però dato i suoi frutti. Il ragazzino, stando a quanto riferito da lui stesso al nonno, dopo la sparatoria si sarebbe dileguato prima in via Mariano Turchi e subito dopo avrebbe raggiunto via Nazario Sauro. Una volta sul lungomare, si sarebbe nascosto per circa mezz’ora sulla scogliera antistante la statua di Umberto I. Ripreso fiato e ritrovato un attimo di lucidità, il 16enne si è quindi precipitato in casa del nonno paterno, al quale ha subito raccontato cos’era successo. Poco più tardi, accompagnato dai parenti, il ragazzino si è consegnato in caserma ribadendo la versione già fornita al parente.
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