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05 Marzo 2020 - 07:45
NAPOLI. «Da Sodano a te, è lungo elenco di “trombati” d’eccellenza», gli fanno notare. «E chi ti dice che non ci ho pensato?», risponde Attilio Auricchio. Parole che spiegano meglio ciò che è successo dietro le dimissioni ormai ex Capo di Gabinetto e Direttore generale. Dopo nove anni con le chiavi di Palazzo San Giacomo in mano, il ruolo quasi marginale che il sindaco gli stava disegnando addosso non poteva andargli giù. D’altronde lo scrive lo stesso Auricchio in una lettera inviata al sindaco: «Nuovi equilibri si palesano nella vita politica di questa amministrazione. In tale ottica il mio contributo non appare evidentemente più “utile”». Così lunedì sera al termine di un lungo incontro con de Magistris (con cui non ci sono state liti furiose, come conferma lo stesso Auricchio oltre che de Magistris), ha deciso di rinunciare a qualsiasi ipotesi di “carica dimezzata”, a qualsiasi convivenza con l’altro centro di gravità del Comune, che fa riferimento ad Alessandra Clemente, Alberto Corona e Federica Capuano, ed è sempre più forte. Ma a Palazzo San Giacomo l’ombra di Auricchio resterà ancora. Lo si vede già in questi giorni. LA GIORNATA. Ieri il Colonnello è tornato in piazza Municipio. Ci sono un po’ di faccende burocratiche da risolvere e tanti amici, ma anche nemici, da salutare. Tutti, anche quelli con cui si è scontrato tante volte, lo salutano con affetto. Lui, occhiali da sole blu, lacci delle scarpe abbinati e ben vestito come sempre, si sforza, forte della sua disciplina militare, di mostrarsi sorridente: «Mi vedete agitato?», chiede. Si è concesso un pranzo con alcuni amici: con lui a tavola il commissario di Abc Sergio D’Angelo, il direttore generale della Città Metropolitana Pietro Rinaldi e il vicecapo di Gabinetto Alberto Forte. Poi ci sono da risolvere alcune questioni con il Comune, tant’è che ha passato gran parte del pomeriggio in quello che è stato per quasi dieci anni il “suo” Palazzo. Sbrigate le commissioni, ha incontrato uscendo assessori e consiglieri che avevano appena terminato la riunione di maggioranza con il sindaco, e si è intrattenuto, tra ricordi, sorrisi e abbracci, con alcuni di loro. Ufficialmente in questi giorni è in ferie. Tra il serio e il faceto scherza su quanti giorni di ferie gli spetterebbero: «Ho preso solo due settimane ad agosto e mai un giorno di malattia, ho fatto un conto ed è uscito fuori un numero di giorni enorme». Non ha alcuna intenzione, però, di fermarsi tutto questo tempo: «Tornerò ad indossare la divisa», dice il Colonnello che ha già ripreso i contatti con l’Arma dei Carabinieri e spiega «penso che ad aprile tornerò a lavoro, a Roma e con un incarico low profile». Ma non c’è solo il ritorno all’Arma nel suo futuro. Dieci anni con le “mani in pasta” nella politica locale e nazionale non passano così velocemente. E Auricchio non nasconde che continuerà ad essere attento osservatore: «C’è da vedere come vanno le elezioni in Campania, che direzione prenderà quest’amministrazione». Insomma, per Auricchio si prospetta un periodo in panchina, ma con la voglia di tornare in campo, seppur escludendo una sua candidatura. Intanto c’è tutto il passato ancora vivo. «È un ciclo che è finito», dice, rivelando di fatto la diversità di vedute tra lui e il sindaco per il futuro, ma forse anche il giudizio su ciò che sarà dell’amministrazione. Ma lui non lo dirà mai e non vuole in alcun modo andare all’attacco di de Magistris: «Non entro in questi meccanismi. Per me è stata una bandiera, un’idea, che ho servito come un soldato». Concetti che poi vengono spiegati in una accorata lettera, ricca di sentimenti, inviata al sindaco: «per quella bandiera preserverò sempre la mia fedeltà ed il mio onore, difendendola da possibili lacerazioni e macchie», si legge. LA LETTERA. «Caro Luigi - questo le prime righe dell’ultima missiva inviata da Capo di Gabinetto - è difficile, quasi impossibile, per me scrivere queste poche righe, dopo aver oggi depositato la formale comunicazione di risoluzione consensuale del rapporto lavorativo. Tantissimi sono i ricordi che affollano la mia mente in questi velocissimi 25 anni di profonda amicizia: i primi incontri, la mia divisa, la tua toga, le tante indagini in terra di Calabria. Poi la “folle” avventura del 2011 (con moglie e figli spettatori delle mie scelte) intrapresa per l’amore viscerale per la nostra Napoli», le prime parole delle due paginette della missiva, l’ultima inviata da Capo di Gabinetto. «In questi anni di vita amministrativa spesso mi sono ispirato a concetti e strategie militari», scrive e attraverso due concetti militari spiega la sua scelta. Il primo è quello della “giubba del re” «come massima espressione popolare del servizio in armi ai cittadini». L’altro «è quello espresso dalla figura leggendaria di Lucio Quinzio Cincinnato: nessuno di noi è indispensabile nella vita pubblica ma può solo al massimo esserne utile». Proprio in base a questi due concetti spiega di farsi da parte perché «non più utile per i nuovi equilibri dell’amministrazione», ma anche perché - ed ecco i motivi familiari - «in questo momento penso solo a ripagare i lunghi anni di assenza fisica dalla mia famiglia. È giunto il tempo di prendere una strada che mi consenta di stare più vicino a coloro che potranno beneficiare della mia presenza». È il momento del congedo per il Colonnello: «Ti sono - chiude la lettera di Auricchio al sindaco - sinceramente grato per avermi dato la possibilità di vivere questa straordinaria esperienza professionale per oltre nove lunghi, esaltanti ma anche tormentati anni, nella consapevolezza di aver ripagato te, e quindi la nostra Città, con tenacia, competenza e professionalità, da te riconosciutemi, e di averla sempre rappresentata con umiltà, dignità ed onore».
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