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02 Aprile 2020 - 13:12
NAPOLI. Dal 16 al 30 marzo all'Università "Federico II" di Napoli si sono laureati 857 studenti, mentre in 8.342 hanno sostenuto esami, il tutto da remoto. Numeri che «rasentano la normalità» e testimoniano lo sforzo dell'ateneo per «garantire i diritti di tutti gli studenti» anche durante l'emergenza coronavirus, spiega il rettore della "Federico II", Arturo De Vivo, in carica dallo scorso gennaio dopo la nomina di Gaetano Manfredi a ministro dell'Università e della Ricerca. Di fronte a un'emergenza «che nessuno poteva immaginare», racconta De Vivo, «la Federico II è partita subito con la sperimentazione: già dal 6 marzo abbiamo iniziato a erogare le lezioni online, e dal 16 marzo abbiamo consentito esami e lauree.
La Federico II poteva contare su un'esperienza importante come la app “Federica", con la disponibilità di circa 300 corsi multimediali, un'eccellenza in Europa e in concorrenza con le principali piattaforme americane. Con il progetto “Federica Go" abbiamo aggiunto altri corsi a quelli già disponibili: per il secondo semestre sono circa 3.500». Dal 16 marzo si sono laureati ben 857 studenti: «Abbiamo dovuto garantire i diritti di tutti gli studenti - spiega De Vivo - e quindi avevamo allargato i termini della sessione straordinaria dell'anno 2018-20199 al 30 aprile. Poi il ministro Manfredi li ha portati al 15 giugno, quindi i tempi così dilatati ci consentono di non lasciare nessuno indietro, questo è l'importante».
De Vivo sottolinea come «la risposta anche da parte degli studenti sia stata assolutamente positiva, ma questo non deve sorprendere se pensiamo che gli studenti dei primi anni sono nativi digitali e hanno dimestichezza con l'uso delle tecnologie a distanza». Per quanto riguarda il funzionamento degli organi universitari, «ci siamo attrezzati con delle disposizioni in questa fase transitoria che consentono di tenere la riunione del Senato accademico, del Consiglio di amministrazione e dei consigli di dipartimento anche in modalità online. Questo sana una serie di diritti che possono essere garantiti solo se gli organi si riuniscono e danno delle risposte. Poi c'è il personale tecnico amministrativo, che è quasi tutto in smart working, si sta facendo un lavoro straordinario. C'è poi un numero ristretto di persone per le quali il telelavoro non è possibile, ma ragioniamo nell'ordine di poco più di 50 dipendenti su 2mila. Su questo aspetto abbiamo fatto in modo che, attraverso una turnazione, la presenza di questi dipendenti consenta agli altri di lavorare a distanza».
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