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03 Aprile 2020 - 14:54
NAPOLI. Il Coronavirus fa sempre più paura. Di giorno in giorno, nelle aree più colpite, come la Lombardia, si osservano effetti letali che non necessariamente si manifestano con la polmonite acuta. «Il problema di questa patologia è l’informazione superficiale che abbiamo rispetto agli aspetti anatomopatologici» ammette il professor Francesco Saverio Faella (nella foto) primario emerito e già Direttore di Dipartimento emergenze infettivologiche.
Professore, molti contagiati da Coronavirus stanno subendo complicazioni da gravi insufficienze renali, dunque questo virus non causa solo la polmonite acuta?
«Sì, ci sono molti casi di insufficienze renali ed encefaliti accompagnate alle polmoniti».
Negli ospedali del Nord si stanno documentando vasculiti, infarti renali, trombosi venose, anche in assenza di insufficienze gravi respiratorie…
«È questo il nostro problema. Mancano le autopsie. I pazienti che muoiono vengono subito cremati e non possiamo approfondire gli aspetti anatomopatologici. Non ne sappiamo niente».
I medici ospedalieri che lavorano a stretto contatto con i pazienti malati di Covid-19 utilizzano l’idrossiclorochina come profilassi antivirale. È un farmaco adatto?
«La idrossiclorochina si è rivelata utile contro le infiammazioni reumatologiche, ma se ne ricorda l’attività antivirale e, siccome si è visto che provoca una riduzione del virus nel sangue, il Plaquenil viene utilizzato anche per contrastare il Coronavirus. Prima lo hanno fatto i medici in Cina e poi in tutto il mondo. Noi abbiamo cominciato dagli studi effettuati in Cina perché, altrimenti, avremmo dovuto partire da zero».
Cosa dire a chi sta assumendo il Plaquenil come profilassi di contrasto al Coronavirus?
«Che non è consigliabile, dal momento che non ci sono certezze sulla sua efficacia per la profilassi. Questo farmaco ha anche effetti collaterali importanti, a livello oculare, per esempio. Non possiamo dire, quindi, prendete l’idrossiclorochina perché così scansate il virus. Qualcuno potrebbe subirne dei danni».
Tuttavia, i medici del Nord ne stanno facendo ampio uso.
«È perché, in teoria, se un farmaco agisce contro un virus nella terapia, si può pensare che possa farlo anche nella profilassi. Ma questo farmaco potrebbe rivelarsi non adatto a tutti».
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