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03 Aprile 2020 - 15:09
L’operatrice sanitaria del 118 che aveva denunciato al “Roma” i rischi del personale a bordo delle ambulanze
NAPOLI. Il timore si è tramutato in realtà: positiva al tampone e quarantena obbligatoria di due settimane perché affetta da Coronavirus. G.V. è la trentenne operatrice sanitaria del 118 che una settimana fa aveva esternato al Roma tutte le frustrazioni del personale a bordo delle ambulanze attive sul territorio di competenza dell’Asl Napoli 1 Centro, costretto a lavorare con pochissime protezioni e altrettante scarse tutele contrattuali rischiando di contrarre facilmente il Covid-19 perché a contatto con pazienti affetti o con sintomi riconducibili a questa devastante pandemia da trasportare in ospedale. E, ieri, ecco l’ufficialità della positività di G.V.
«Onestamente non mi sorprende, stando costantemente in contatto con pazienti con sintomi o positivi al Covid-19 senza tante protezione c’era da aspettarselo» commenta l’operatrice, le cui condizioni di salute sono al momento buone. Nonostante ciò la preoccupazione, aggiunge, «non è tanto per me quanto per mio fratello e per mia mamma che vivono con me. A loro non è previsto venga fatto il tampone e questo ci lascia perplessi. Non capiamo il perché». Intanto, le procedure scattate per G.V. sono le solite con isolamento forzato di due settimane e due test da effettuare nel giro di 24 ore, a fine quarantena, per capire se il Coronavirus se ne sia andato. Facile profeta di quanto rischiava di accadere, G.V. è amareggiata anche per un altro motivo non certo secondario.
«Il test l’ho compiuto giovedì scorso 26 marzo ma soltanto ora ho saputo del risultato che mi dichiarava positiva al Coronavirus. Nel frattempo – dice - in questi sei lunghi giorni intercorsi tra il test e l’esito ho lavorato quasi sempre, per 12 ore a turno. Ora ho il timore di aver contagiato anche altri operatori oltre che la mia famiglia. È questo che mi far stare male, non la positività in sé perché ho lievi sintomi». Certo, la salvaguardia della salute è la priorità in questo momento ma non si può far a meno di ricordare come il tipo di contratto che G.V., così come altre decine di operatori del 118, ha stipulato con la società che effettua il servizio di trasporto pazienti in ambulanza per la quale lavora non le consentirà di ricevere i pagamenti almeno per le due settimane di quarantena. Ricordiamo i termini dell’accordo: 90 euro lordi a turno, appunto di 12 ore ogni volta, con partita Iva. L’amarezza è tanta.
«Sarà dura restare lontano dal mio lavoro. Ad aprile avrei dovuto coprire 16 turni e me ne salteranno perlomeno 9 e non sarò pagata, altra beffa perché questo impiego rappresentava e rappresenta al momento l’unica entrata economica». Ma la matrice dei problemi resta, nonostante le recenti disposizioni della Regione Campania sulla possibilità per il personale sanitario e medico tutto di effettuare il test con il tampone, quelle delle scarse protezioni. E G.V. rincara la dose: «Oltre ad essere costretta ad indossare lo stesso tipo di mascherina più volte, in qualche caso siamo andati ad assistere pazienti senza avere gli indumenti adatti. Ed eccomi qui ora a combattere contro il Coronavirus».
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