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03 Aprile 2020 - 21:14
NAPOLI. Clamorosa scarcerazione di Raffaele Teatro, boss e genero del capo degli scissionisti. Colui che, secondo numerosi pentiti di camorra, ha ricoperto il ruolo di vertice sia del gruppo mafioso Amato-Pagano sia di quello del narcotraffico, diretta promanazione del primo. In accoglimento della richiesta formulata dalla difesa dell’accusato, oggi, in un Palazzo di Giustizia completamente deserto, con i giudici e le parti munite di mascherina, si è svolto il giudizio a carico di Raffaele Teatro, da sempre forte del rapporto di parentela con il capoclan Raffaele Amato.
Era l’unico imputato, a fronte dei ventidue iniziali, in quanto la Suprema Corte di cassazione in data 07.11.19 solo nei suoi confronti aveva annullato la sentenza di condanna, viceversa confermando il verdetto nei confronti di tutti gli altri sodali delle due compagini criminali, quella mafiosa e quella di narcotraffico.
Ad emettere il sorprendente verdetto sono stati i giudici della quinta sezione della Corte di appello di Napoli, i quali, oltre a ridurre la pena ad anni 12 rispetto agli anni 14 inflitti in primo grado, hanno clamorosamente accolto in pieno la richiesta la richiesta di remissione in libertà, ordinando al Teatro il solo obbligo di presentazione ai carabinieri competenti sul territorio.
Trattasi di una scarcerazione inusuale, avvenuta in un processo che è stato caratterizzato da ben due annullamenti decisi dalla Suprema Corte, in accoglimento di arringhe difensive sviluppate innanzi ai giudici capitolini, nel 2017 e nel 2019, dal cassazionista Dario Vannetiello, fondate unicamente su puri cavilli giuridici sul tema del trattamento sanzionatorio. Residua ancora una porzione consistente di pena da scontare, circostanza che porterà la difesa del Teatro ad inoltrare il terzo ricorso per cassazione nell’ambito del medesimo procedimento, evenienza questa del tutto eccezionale.
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