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06 Aprile 2020 - 19:12
NAPOLI. Sex worker, categoria dimenticata, per la quale neanche il Covid-19 è riuscito a mettere in quarantena i pregiudizi. In prevalenza donne e trans che «non possono accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo dopo il Dpcm “Io resto a casa"», «abbandonate dalla politica e senza tutele per il mancato riconoscimento della professione di “lavoratrice sessuale"», e adesso «sull'orlo del baratro di una povertà estrema»". Uno scenario drammatico che Pia Covre, storica rappresentante del Comitato per i diritti civili delle prostitute, denuncia all'Adnkronos, lanciando un appello al Governo e agli italiani: «Non fermatevi a giudicare. Aiutate chi ha più bisogno di voi». Quindi annuncia: «Domani insieme alle organizzazioni anti-tratta e ai collettivi di sex worker lanceremo una raccolta fondi sulla piattaforma “Produzioni dal basso" intitolata “Covid 19, solidarietà immediata per le sex worker più colpite dall'emergenza"». Tra queste, le trans di Napoli: «Si stanno organizzando, scenderanno in piazza. Dicono: meglio morire di malattia, che come i topi, che di fame», racconta all'Adnkronos Loredana Rossi, vicepresidente Associazione transessuali del capoluogo campano. Parole ricalcate dalla collega, Gabriella Iovio, trans napoletana che con voce rotta dall'emozione domanda: «Dobbiamo restare chiusi per evitare di morire? Ma cosi moriamo lo stesso! Se non fosse stato per chiese e associazioni non avremmo resistito alla fame. Noi non siamo bestie. Dateci un contributo per una sopravvivenza dignitosa o qua scoppierà una rivolta».
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