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Coronavirus, sul presepe la statuina di Ascierto

Coronavirus, sul presepe la statuina di Ascierto

NAPOLI. L’arte degli artigiani di Napoli, delle celebri botteghe di San Gregorio Armeno, sono protagoniste anche in un momento di emergenza come quello attuale; parliamo con lo scultore-artigiano Salvatore Gambardella che da sempre si fa ispirare dalla realtà per realizzare le sue statuette.

Ha plasmato in questi giorni un esemplare unico di statuetta in terracotta che ritrae il dottor Paolo Ascierto, ci parla di questa idea?

«Mi sono interessato, come credo tutti in questi giorni, alla ricerca che stava portando avanti il dottor Ascierto, eccellenza medica napoletana, ed ho seguito anche la polemica del professore Gallo, sfociata poi in quel servizio di Striscia la notizia che non fa certo onore alla trasmissione. Il farmaco funziona ed ho deciso di realizzare questa statuetta che, tramite l’associazione Corpo di Napoli, verrà donata al dottore Ascierto; si tratta di un lavoro di circa quaranta centimetri, esemplare unico, che ritrae il dottore che ha in una mano una confezione del medicinale e nell’altra mano fa il segno della vittoria»

Quanto lavoro dietro una statuetta come questa e che costo avrebbe se andasse sul mercato?

«Una settimana piena; essendo un esemplare unico, di grandi dimensioni, è realizzata a mano senza stampo ed avrebbe un costo di 400- 500 euro, se ci sarà richiesta realizzerò delle copie più piccole anche da 10- 15euro»

I fatti che succedono nello sport, nello spettacolo, ispirano la sua opera oltre che le varie commissioni che riceve da chiese, il suo è un lavoro in crescita?

«Lavoro abbastanza anche se la mia non è una bottega grande, non faccio una produzione enorme di pezzi».

San Gregorio Armeno e la sua realtà artigiana sono conosciute nel mondo, eppure anche qui mi sembra che siano molto cambiate le cose. Si parla di prodotti made in Cina anche qui, cosa ne pensa lei?

«Nella nostra strada ci sono artigiani come me che valorizzano le tradizioni e lavorano seguendo l’esempio dei nostri genitori e nonni, ma le nuove generazioni, i nuovi arrivi si limitano a comprare e rivendere gli oggetti, per questo i prodotti importati sono arrivati anche da noi».

Cosa si potrebbe fare per aiutarvi a salvaguardare la vostra arte ed, in qualche modo, ad insegnarla?

«Guardi tante cose potrebbero farsi; durante l’anno abbiamo dei periodi morti in cui lavoriamo poco e con degli incentivi, degli aiuti statali, regionali, potremmo dedicarci a fare scuola a giovani che vogliono apprendere un mestiere antico. Non è una cosa facile anche perché a volte prendiamo in bottega dei ragazzi che provengono dall’Accademia di Belle Arti per aiutarci in momenti di grande lavoro, ebbene mi sembra che questi ragazzi stiamo molto indietro rispetto a noi: loro hanno fatto scuola, noi la nostra arte l’abbiamo imparata sul campo e la differenza si nota, mi sembra che non abbiano la giusta manualità che è fondamentale».

Il covid 19 cosa altro le ha ispirato?

«Ho realizzato la statuetta dell’Italia turrita, che verrà donata all’ospedale Cotugno, che sta in ginocchio e si sta rialzando e brandisce un corno con il quale sta uccidendo il virus. Mi sono ispirato alla figura della Madonna che schiaccia il serpente con il piede».

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